Un intervento per dare avvio alla procedura di procreazione medicalmente assistita (pma) è ormai un intervento di routine, una procedura che aiuta una donna a realizzare il suo desiderio di essere madre.
Purtroppo non è sempre tutto così semplice e una 38enne muore durante l’intervento di fecondazione assistita.
Arianna Acrivoulis, residente in provincia di Bari si era rivolta all’ospedale Florenzo Jaja di Conversano per poter avere un figlio mediante pma ma in sala operatoria muore durante l’intervento. L’unità di fecondazione medica assistita aveva effettuato l’agospirazione ovarica e la donna è morta subito dopo.
La procedura comprende un’iperstimolazione per produrre ovociti ed è stata praticata un’anestesia come da protocollo. L’intervento prevede poi il pick-up, ovvero l’aspirazione dei singoli follicoli. L’intervento in sé ha percentuali di rischio molto basse ma non le esclude del tutto. Il primario Giuseppe D’Amato conferma che la pma è una procedura in sé tranquilla ma l’elevazione costante dell’età media delle parti e dei numeri di casi e tecniche fa aumentare in proporzione anche i rischi.
Muore durante l’intervento di pma, cosa può essere accaduto.
E’ probabile che la procedura abbia portato a una sovraproduzione di ormoni che potrebbe aver generato un problema cardiaco. Così come la donna potrebbe avere avuto una reazione allergica. Tutti gli accertamenti sono in corso e pare che il team per primo voglia fare chiarezza sull’accaduto. Si parla di complicanze imprevedibili e rarissime sembrerebbe ma in questo caso fatali e la povera Arianna muore durante l’intervento.
Giuseppe D’Amato, primario del centro di procreazione medicalmente assistita commenta:
“La paziente ha avuto un incidente del quale cerchiamo ancora la causa che sommariamente è estraneo alla procedura di fecondazione alla quale si stava sottoponendo. Questo è un centro sicuro dove le procedure sono sicure.”
Sono due i medici iscritti nel registro degli indagati della procura di Bari per cooperazione in omicidio colposo, ovviamente è una prassi doverosa che porterà alla luce lo svolgersi esatto dei fatti, le eventuali responsabilità ma anche la conoscenza di altre implicazioni di origine medica che potrebbero costituire nuova materia di esame e cautela nella procedura.
La struttura non ha un reparto di rianimazione e malgrado il tempestivo intervento di cardiologo ed anestesista
non c’è stato nulla da fare per la donna che muore durante l’intervento improvvisamente a pochi metri dal marito che stava aspettando fuori dalla sala.
La direzione generale della Asl ha avviato un’indagine interna e i carabinieri hanno già acquisito la cartella clinica. Anche il ministro della salute Beatrice Lorenzin ha inviato all’Ospedale “Florenzo Jaja” una task force di esperti per fare luce sulla morte di Arianna Acrivoulis, cosa che avviene quando ci sono gravi eventi verificatisi nell’erogazione di prestazioni da parte del Servizio Sanitario Nazionale.
Pare che il centro sia un’eccellenza nel campo fivet con 2.400 mq attrezzati dove è possibile applicare varie tecnologie, congelare e conservare embrioni, spermatozoi e corticali ovariche senza ricorrere alla fecondazione eterologa. La lista di attesa è lunga con più di mille persone e i risultati sono riconosciuti a livello internazionale.
Inutile dire che quando si è diffusa la notizia della donna che muore durante l’intervento, si è scatenato il panico tra le donne in attesa di essere sottoposte alla stessa procedura che aspettavano in ospedale.
Ora tutta la famiglia di Arianna è incredula e basita di fronte alla tragedia che nessuno avrebbe mai pensato si potesse consumare in modo così imprevedibile.
Si attende il riscontro della task force del ministero che dovrebbe avvenire nel giro di 48 ore con almeno una prima relazione dettagliata.
Fonte: tgcom24, lagazzettadelmezzogiorno