Li chiamano i terribili due ovvero la crisi dei due anni che nei bambini è un fisiologico processo di crescita, spesso difficile perché capace di compromettere i rapporti e gli equilibri familiari.
Consigli per mamme e bambini, oggi un’amica di Vita da Mamma ci chiede aiuto e con la sua domanda descrive esattamente le situazioni tipiche della fase dei terribili due, la crisi dei due anni.
Ecco il messaggio della nostra amica:
‘’Sono una mamma di due bimbe una di due anni e mezzo e un’altra di sei mesi, ultimamente ho un problema con la mia bimba più grande che ha cominciato a fare tanti capricci ma non solo, a volte si fa venire delle crisi isteriche per niente: magari per un bacio che non vuole oppure per un cambio di pannolino.
In questi momenti di crisi grida stringe i denti sembra una pazza non si può più dirle niente, qualsiasi cosa è buona per farsi venire le crisi.
Io non so come comportarmi, sono disperata c’è chi dice per gelosia chi dice è un momento … così passerà.
Ho bisogno di qualche consiglio di qualcuno che c’è già passato, come devo comportarmi e soprattutto se queste crisi sono normali o mi devo preoccupare. Scusate il mio sfogo grazie.’’
Cos’è la crisi dei due anni?
Tra i 24 e i 36 mesi i bambini sperimentano l’ ”Io” inteso come volontà e coscienza, nel farlo scoprono anche i limiti del lecito.
‘Io voglio perciò faccio’, pensa il bambino e il genitore avrà, in questa difficile fase della crescita, il compito di segnare i limiti dell’azione del figlio, insegnando al bambino che ‘Io voglio non significa Io posso’.
La rabbia con cui il bambino si esprime non è aggressività, non denota cioè un dato caratteriale (il bimbo il suo carattere lo sta ancora formando), è, bensì, un tentativo forte e incisivo di affermare se stesso.
Il bimbo intorno ai 24 mesi conosce abbastanza il suo corpo, ha un buon senso dell’equilibrio, sa gestire se stesso nello spazio che lo circonda e d’improvviso sente di doversi integrare col mondo affermando se stesso. Ovviamente il bimbo piccolo non conosce il mondo, non conosce i comportamenti sociali né ha dimestichezza con le regole, perciò spesso agisce di istinto e facilmente si innervosisce o incontra fisiologiche difficoltà nel relazionarsi o nel reagire alle nuove emozioni.
E’ questa una fase delicatissima perché in essa il piccolo è chiamato a comprendere i limiti delle proprie azioni e i confini delle sue possibilità, deve, oltretutto, capire che ha ancora bisogno degli adulti per essere guidato e sostenuto.
Urlare o peggio ancora picchiare il bambino che attraversa la crisi dei due anni non ha nessun senso e non sortisce nessun effetto positivo. L’obiettivo deve essere far capire al bambino che l’adulto è un amico, non un nemico.
La crisi dei due anni e gli episodi descritti nella richiesta d’aiuto della nostra amica a cui proviamo a dare qualche consiglio:
Intanto a due anni e mezzo è tempo di togliere il pannolino perciò le crisi legate al cambio di pannolino possono essere tradotte in positivo: “ Hai ragione a non voler cambiare il pannolino, ora sei grande. Vuoi che la mamma ti spieghi come fare cacca e pipì come i grandi? Comperiamo un bel vasino?”
Durante la crisi dei due anni, tutti i momenti critici (non solo la crisi da da pannolino) debbono essere affrontati con pazienza e seguendo la finalità ultima di ribaltarle la posizione del bambino: da oppositivo il bimbo deve divenire collaborativo.
Consideriamo l’esempio portato dalla nostra amica che soffre delle crisi affettive manifestate dalla bimba, immaginiamo che la figlia dica una frase simile a questa: “Io questo bacio non lo volevo, tu perché me lo hai dato … non ti voglio”. A fronte di crisi simili il bambino va lasciato libero di sfogarsi, lanciando, però, un amo alla riflessione: occorre paventare al bimbo l’ipotesi che anche il genitore può negare l’affetto e arroccarsi in una posizione rigida.
Quando il bambino muoverà al genitore una richiesta, anche quando alla sera chiederà una coccola pre-ninna, il genitore può ricordare al bambino la negazione ricevuta all’atto della crisi: “Tu non volevi il mio bacio e se ora io non volessi venire vicino a te?”
Questo non significa che al bimbo va negato l’affetto o che il piccolo va privato delle coccole richieste, ciò, diversamente, serve a dimostrare al bambino che il suo comportamento non è stato bello né buono e che del genitore lui ha fondamentalmente un bisogno emozionale e affettivo forte.
Quindi, sia chiaro, per tutta la crisi dei due anni il bambino va educato con l’affetto alla comprensione dei ruoli e non si nega al figlio ciò che il piccolo ha per primo negato all’adulto ma si mette il bambino nella condizione di comprendere i propri limiti.
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