Quando si parla di disabilità il sentire comune fa sempre spazio alla commozione e al senso di comunione nei confronti di persone più deboli, e le parole di solidarietà escono naturali dalle bocche dei più.
Quando dalle parole si deve però passare ai fatti è ben altra cosa, e la storia di Isabella ce lo dimostra.
Bimba disabile: un ascensore per Isabella
La storia è di quelle che purtroppo si sentono ogni tanto, e questa volta è toccata a lei, Isabella, una bimba di 11 anni, di Bologna, guarda caso figlia di una coppia di miei amici.
“La mia vita è cominciata in salita, perchè a causa di un parto difficile sono rimasta senza ossigeno, e ho subito gravi lesioni cerebrali” racconta sul sito la mamma, che però la fa parlare in prima persona, a volerle dare quella parvenza di vita sociale, negatale dalla sua condizione.
In salita nel vero senso della parola, per tornare ai giorni nostri, perché Isabella e la sua famiglia abitano in un palazzo di Bologna al 7° piano.
E proprio alla riunione di condominio dello scorso 28 maggio si sarebbero dovuti approvare dei lavori di ristrutturazione per l’ascensore, che avrebbe così consentito ad Isabella di entrare e uscire liberamente da casa sua.
Liberamente è una parola grossa, visto che da quando è nata è costretta alla sedia a rotelle, ma non quella delle nonnine che si fan portare in giro dalle badanti, o quelle apri e chiudi per chi si rompe una gamba, dice Silvia, la mamma.
Isabella, la bimba disabile, per la sua condizione, necessita di una sedia a rotelle che le consenta una posizione eretta, e che le permetta appunto di uscire con la mamma e i suoi fratelli, perché anche lei merita una passeggiata al parco, o un giro in un centro commerciale, o una manicure dall’estetista (non dimentichiamo, le signorine a 11 anni DEVONO avere lo smalto in tinta con la maglia!).
Ecco, alla riunione di condominio appunto molti non avevano partecipato, conoscevano l’ordine del giorno, e pensavano che i lavori per l’ascensore sarebbero stati votati e non sarebbe stata necessaria la presenza di tutti i condomini.
Invece succede un’altra cosa.
Presente alla riunione il papà di Isabella, l’amministratore, e altri vicini di casa di Isabella.
Vicini che la conoscono bene ormai, visto che Isa abita lì da sempre, e che quando la vedono per strada dicono alla mamma “Ma come è cresciuta!”
Bimba disabile. La delibera per i lavori alla riunione di condominio
Al momento della delibera per i lavori dell’ascensore però, si diceva, qualcuno, neanche tanto timidamente, comincia ad obiettare, a sostenere ragioni per non votare a favore di questi lavori necessari principalmente per la bimba disabile.
“Ma la legge tale…..ma la Direttiva europea….ma Wikipedia….” Insomma, quella che doveva essere una passeggiata diventa un motivo di scontro tra il papà di Isabella e la reticenza di molti condomini (amici) che non vogliono sborsare soldi per fare l’ascensore.
Soldi, si dirà.
Certo, in tempi di crisi sapere di dovere sostenere dei lavori, per giunta non di propria competenza (perchè la bimba disabile mica è la mia), è dura.
Non però quando si parla di una cifra che si sarebbe aggirata tra i 120 e i 130 euro, pagabili anche a rate (insomma stiamo parlando di 10 euro al mese, chessò, 2 pacchetti di sigarette, una margherita al pronto pizza, per intenderci).
Morale della favola, che favola non è, il papà di Isabella lascia la riunione di condominio con una mano ferita per il bel pugno che si ritrova a dare a un armadio, e dentro quel pugno solo mosche, perché su 98 condomini, di cui 63 presenti, i voti a favore dei lavori per l’ascensore sono 38, troppo pochi per arrivare alla maggioranza dei millesimi necessaria per l’approvazione.
E non è che poi, pensandoci bene, l’ascensore era riservato solo a far salire la carrozzina di Isabella, ma questo è un altro discorso.
E si sfoga su Facebook, perché forse su un social ti ritrovi ad avere più amici che non nel tuo condominio, vai a capire la vita.
Questo è, se mi consentite, un po’ lo specchio di cosa succede nei palazzi di potere, quando si sente che al momento di votare la delibera per la diminuzione degli stipendi parlamentari nessuno vota a favore.
E poi ci lamentiamo dei nostri politici, quando in un condominio di 98 votanti, se una cosa non ci riguarda personalmente siamo tutti pronti a nasconderci dietro il dito delle delibere, delle sentenze e delle cose lette su internet.
La mamma e il papà di Silvia non sono arrabbiati, sono intristiti.
Intristiti dal fatto che persone che si dichiaravano amiche hanno poi fatto spallucce nel momento in cui si doveva dare una mano reale, tangibile.
Intristita lo è la mamma di Isabella perché non vuole augurare a nessuno, neanche al suo peggior nemico di dovere assistere a scene simili, perché avere una bimba disabile è un dolore che non lo puoi augurare (e ve lo dice una disabile, che quando pensa ai figli dice: “per fortuna che è capitato a me e non a loro”).
Inutile dire la solidarietà che invece Isabella ha ricevuto da molti altri, pronti a organizzare collette, sit in, eventi e quant’altro a favore della nostra Isabella.
Perché non è un caso che il sito di Isabella si chiami “La Nostra Isabella”.
L’ascensore si farà, non per merito dei condomini certamente, ma grazie alla tenacia dei genitori di Isabella, che di certo mai avrebbero potuto fare diversamente, perché significava murare viva una bimba, disabile sì, ma che ha bisogno e vuole vivere anche fuori casa, come i suoi compagni di scuola, come i suoi fratelli.
Vuole andare al mare, vuole continuare a far compagnia alla sorellina e al fratellino durante le passeggiate al parco, vuole continuare nonostante tutto a godere di una giornata di sole o di un sorriso di un suo coetaneo.
Quanto alle collette, e alle donazioni, questo non è un articolo per spingere amici e sconosciuti a farlo, questo la mamma di Isabella ci tiene a sottolinearlo.
Non stiamo facendo una raccolta fondi, ma una denuncia di un fatto che non deve accadere, perché non saremmo diversi da chi ci governa e da quell’Italietta che a volte viene fuori e che tanto ci fa infuriare.
Quanto ai signori condomini che hanno votato no ai lavori, vorrei poter dire a uno a uno, che hanno perso una gran bell’occasione per stare zitti, addirittura una grande occasione per fare bella figura. Peccato.