Una delle domande fondamentali a cui i genitori cercano di dare risposta è: “A che età il bambino inizia a parlare? Come si acquisisce il linguaggio?”
Il linguaggio si struttura grazie a una molteplice interazione di fattori biologici e ambientali. I bambini imparano a comunicare velocemente, prima con lo sguardo, le azioni, i gesti e poi progressivamente, si appropriano del linguaggio.
Diverse ricerche attestano l’esistenza di una grande variabilità nei tempi e nelle modalità di acquisizione del linguaggio: ci sono bambini precoci, bambini più lenti e altri che dopo una serie di conquiste sembrano continuare a rilento nel loro sviluppo.
Come e quando il bambino inizia a parlare?
Vediamo quali sono le principali tappe verso la comunicazione:
Entro i primi 3 mesi il bambino inizia ad emettere dei suoni che possono essere considerati i precursori delle prime parole.
Tra i 3 e i 6 mesi il bambino è recettivo alla voce materna, modula agilmente la voce se gli si parla e cerca di riprodurre con i vocalizzi i suoni che sente.
Tra i 6 e i 9 mesi si manifesta la lallazione. La lallazione, conosciuta anche con il termine inglese babbling, è una fase fisiologica dello sviluppo linguistico del bambino che di solito si manifesta verso i 6 mesi di vita, subito dopo la fase delle vocalizzazioni. È caratterizzata dalla produzione di consonanti e vocali combinate in sillabe, ad esempio MA-MA-MA, PA-PA-PA.
Durante questa fase il bambino non ha ancora intenzionalità comunicativa, ma è l’adulto che rispondendo a questo primo linguaggio introduce gradualmente nel piccolo la consapevolezza che i suoni da lui emessi provocano una risposta di cura , amore o comportamenti comunicativi a lui rivolti.
Tra i 9 e 12 mesi si manifesta l’intenzione comunicativa, maturano le abilità motorio prassiche e l’articolazione del linguaggio.
Attorno al primo compleanno il bambino inizia a parlare.
Le parole prodotte dal piccolo aumentano progressivamente.
In questa fase è importante valutare l’aspetto quantitativo del linguaggio (cioè il numero di parole prodotte) e non quello qualitativo (come le produce) perché il bambino è ancora piccolo, non riesce a muovere velocemente tutti i muscoli della bocca coinvolti nell’articolazione dei suoni ed è normale, quindi, che in questa fase le parole siano spesso distorte rispetto al target adulto.
Tra i 12 e i 18 mesi assistiamo a un ampliamento graduale del vocabolario.
In genere, prima dei 18 mesi, compare la cosiddetta “olofrase” o “parola frase“. Si tratta di un’unica parola utilizzata dal bambino per esprimere ciò che gli adulti direbbero con una proposizione. Il significato è legato al contesto e a ciò che il genitore ritiene che il bambino stia dicendo. Il bambino può dire “papà” che può prendere il significato di “ecco papà”, “voglio papà” o “papà è uscito”.
Tra i 18 e i 24 mesi – la fase dell’esplosione lessicale.
L’ esplosione lessicale è quel momento dello sviluppo linguistico del bambino caratterizzato da una rapida acquisizione di nuove parole. L’esplosione lessicale è importante perché solitamente è ciò che permette al bambino di cominciare a produrre le prime combinatorie, cioè l’unione di due o più parole, quindi le prime frasi. Il bambino passa così dall’uso di parole singole, alle prime semplici frasi del tipo: “pappa cucù” cioè “la pappa è finita”.
Ci sono bambini in cui questo avviene “come da manuale”, altri, invece, in cui l’incremento del lessico è più graduale e prolungato nel tempo.
È importante precisare come le tappe sopraelencate, seppure facciano riferimento a precise fonti scientifiche, possano essere molto differenti da bambino a bambino, soprattutto fino ai 24 mesi. Dai 24 mesi in poi, la variabilità tende a ridursi e i livelli linguistici dei bambini tendono ad equivalere.
Intorno ai 3 anni il linguaggio dei bambini dovrebbe essere perfettamente intellegibile, ed entro i 4 anni dovrebbe essere sostanzialmente strutturato.
Ma allora quando bisogna preoccuparsi?
- Nel primo anno di vita il bambino ha una produzione di suoni povera, non si gira quando qualcuno gli parla, non utilizza gesti con intenzione comunicativa (per esempio, non indica un oggetto, non fa ciao ciao con la manina);
- entro i 18 mesi non compaiono le parole, oppure inizia a parlare ma sembra che usi le parole in modo casuale, senza un significato stabile, ha difficoltà a comprendere anche semplici richieste;
- entro i 2 anni non compaiono le prime frasi di due paroline;
- tra i 2 anni e i 3 anni il vocabolario è ridotto, le sue parole sono spesso incomprensibili e i genitori si ritrovano spesso a doverle “tradurre” per gli estranei;
- dopo i 3 anni le frasi sono incomplete e telegrafiche, fatica a comprendere il significato di frasi lunghe, sostituisce frequentemente il gesto alla parola; ha ancora difficoltà nel produrre e combinare i suoni (per esempio dice “ talo” per “tavolo”);
- dopo i 4 anni le parole non sono pronunciate correttamente.
Come intervenire?
Se un genitore dovesse sospettare un disturbo del linguaggio, dovrebbe prima di tutto parlarne con il suo pediatra che ha ben presente le tappe dello sviluppo linguistico dei bambini.
In caso di allarme il pediatra chiederà una visita specialistica.