Normalmente il tatuaggio viene oramai recepito come un fenomeno di moda o comunque legato alla cura della persona che decide di tatuarsi un messaggio o un abbellimento del proprio corpo.
Il tatuaggio è normalmente vietato ai minori ma, in alcune comunità religiose diventa un simbolo di appartenenza e ci sono dunque anche bambini tatuati.
Questa tradizione è legata proprio all’origine stessa del tatuaggio che è nato in epoca anche moto antica per determinare l’origine di un popolo, una sorta di carta d’identità della persona o anche un passaggio cruciale nella propria vita.
Il tatuaggio per scopi religiosi può essere deciso in modo personale, come segno di devozione, per rafforzare la propria fede, o può essere attribuito alla tradizione di un gruppo religioso.
Nell’antichità, in Egitto ad esempio, le donne si tatuavano soggetti ispirati alla loro dea della fertilità.
In India, tutt’oggi, esiste una setta considerata intoccabile, quella dei Ramnaamis, i devoti a Rama che incidono il suo nome in sanscrito, considerato sacro, in ogni angolo possibile del proprio corpo. Oltre a questa particolare tipologia troviamo le più classiche rappresentazioni delle altre divinità, Shiva, Ganesh e Kali o dei simboli sacri induisti come l’Om o il Tilaka, spesso tatuato sulla fronte.
I tatuaggi religiosi sono diffusi anche in altre zone come le Hawaii dove si pensa che ci sia anche una divinità dei tatuaggi che indica la pratica del tatuarsi come protettiva contro il male.
I tatuaggi Maori, una tribù indigena della Nuova Zelanda sono spesso anche imitati in occidente ed apprezzati ma nella loro cultura rappresentano qualcosa di sacro o il passaggio da un’età all’altra. Spesso vengono iniziati in giovane età e poi si vanno ingrandendo e complicandosi sempre di più con l’aggiunta di particolari che rappresentano lo scorrere della vita.
E’ ovvio che in queste culture molto lontane dalle nostre, il tatuaggio abbia un significato così profondo da non poterlo giudicare o interpretare alla luce della nostra cultura, dove anche i bambini tatuati possono essere una normalità accettabile.
Fra i cristiani la pratica del tatuaggio è diffusa fra i copti monofisiti, coloro i quali, per semplificare, negano la natura umana di Cristo e che vivono in diverse zone, in special modo in Egitto. Col tatuaggio i copti rimarcano la propria identità cristiana, i soggetti tatuati sono solitamente la croce copta sul polso, la natività o il Santo Mar Corios, martirizzato sotto Diocleziano e rappresentato in sella ad un cavallo con un bambino. Alcune donne portano la croce copta anche sul palmo della mano o sull’anulare. I bambini tatuati sono dunque, anche in questo caso, una normalità.
Per i cristiani cattolici sembra prevalere, l’idea del tatuaggio come una “lesione” al proprio corpo che invece deve essere conservato integro come rispetto per il dono del Signore, si segue anche l’indicazione del Vecchio Testamento, Levitico 19, 28: “Non vi farete incisioni sul corpo per un defunto, né vi farete segni di tatuaggio. Io sono il Signore.”
La stessa cosa vale per musulmani e ebrei.
Nella prima epoca cristiana non è escluso che per riconoscersi però i cristiani non si tatuassero, pratica poi vietata sotto Costantino.
Negli Stati Uniti la pratica del tatuaggio è legale dopo i 21 anni ma in numerosissimi stati è permesso anche a 16 anni o meno se vi è il consenso dei genitori.
In Italia bisogna avere la maggiore età, ovvero 18 anni per poter fare un tatuaggio ma è consentito anche ai minori dopo i 16 anni purché con una dichiarazione scritta e firmata dei genitori, accompagnata dalla fotocopia dei documenti e spesso è richiesta anche la presenza fisica di almeno un genitore, onde evitare controversie.
L’argomento è infatti assai delicato e se le attenzioni igieniche sono importantissime per tutti, lo sono ancora di più per un minore, senza considerare le implicazioni etiche di un segno che, presumibilmente, rimarrà tutta la vita. Il tatuatore che, senza il consenso di chi esercita la potestà genitoriale, esegua un tatuaggio su richiesta di un minore, risponde del reato di lesioni personali volontarie.
Purtroppo non si esclude che ci siano genitori che hanno bambini tatuati anche al di là delle leggi stabilite per le proprie convinzioni.
Bisogna anche considerare che la pelle di un bambino o di un giovane adolescente tende a cambiare, è più esposta ad infezioni e allergie, normalmente, anche per questo è opportuno attendere di farlo in età più adulta, con un corpo che normalmente non muterà più sostanzialmente e con una maturità diversa.
In alternativa è possibile fare dei bellissimi tatuaggi temporanei da esperti tatuatori che utilizzeranno colori naturali come l’henné se si vuole bambini tatuati in sicurezza e in modo indolore.
Fonte: Wikipedia