Vi è mai capitato di desiderare ardentemente di fare una cosa ma di non avere il coraggio di farla?
Io ho sempre desiderato andare all’estero e imparare l’inglese. Fu così che una sera d’inverno accettai, senza tanto pensarci su, l’invito di un’amica che mi proponeva di andare a Londra insieme a lei.
Ahhh Londra…..stupenda!
Cominciamo così a pianificare le cose: un week end quale primo sopralluogo per “testare” la zona, poi contatti e finalmente i primi di marzo del 2003 si parte, con l’intenzione di rimanere 6 mesi e poi tornare perché a me gli inglesi non piacevano! Quanto mi sbagliavo!
Gli inizi non sono stati facili e anche la convivenza in una piccola stanza con la mia amica non è stata proprio uno spasso: diversi modi di intendere e di “sopravvivere” .
Londra mi ha affascinata. Dopo poco tempo mi sentivo quasi a casa, non avevo paura di girare da sola, non mi preoccupava spostarmi da un posto all’altro. Mi ero ambientata. Avevo conosciuto diverse persone e il lavoro mi dava la possibilità di mantenermi gli studi; oltretutto lavoravo in un cafè proprio davanti ad Harrod’s : un via vai di gente benestante e tanti negozi per cui girare nel tempo libero, ma anche tantissimi italiani. Troppi.
Organizzarmi da sola, io che ho sempre vissuto con mia madre, mi piaceva, mi rafforzava…
Poi uno zio di un’altra amica, famoso chef italiano in Gran Bretagna che già ci aveva dato alcune dritte , mi propose di andare a lavorare in un nuovissimo hotel nel Gloucester dove di italiani non se ne trovano, per cui il mio inglese (molto traballante) ne avrebbe giovato. Accetto.
Il posto è incantevole. Una vecchia residenza ristrutturata ad hotel nel mezzo della campagna inglese. Gente nuova, ragazzi provenienti da tutto il mondo. Quanta gente ho conosciuto!
Torno in italia a settembre per il mio compleanno, per qualche giorno.
Al mio rientro al lavoro il Gran Bretagna vedo che qualche collega è nuovo. Uno in particolare, “Lo” vedo fare jogging e penso: “mamma mia, ce ne fosse uno decente!”Chi lo avrebbe mai detto che dopo qualche mese sarebbe diventato il mio compagno? Sembrava un ragazzo dolce, schivo. Anche troppo. Quando siamo diventati più intimi, mi copriva di attenzioni: la mattina mi faceva trovare la moka di caffe caldo sul tavolo perché sapeva che io, da buona italiana, ne avevo bisogno; mi comprava CD di cantanti che mi piacevano, era carino con me insomma.
Intanto l’aspettativa dal mio lavoro in Italia finisce, ma si sa che all’amore non si comanda e così decisi di rimanere lassù, licenziandomi e pensando di approfondire gli studi con la prospettiva di un lavoro migliore.
Dopo qualche mese scopriamo che sono incinta.
Oddio, e adesso??? Panico totale. Che facciamo? Per un attimo ho pensato a tutto e niente.
I mesi passano e il pancione cresce. Il lavoro da cameriera continuo a farlo, fino all’8° mese, poi smetto perché mi diventa impossibile.
Con lui le cose vanno così e così, anzi….non vanno proprio bene.
Il maledetto vizio di bere, che per i miei gusti è troppo diffuso da quelle parti, ci crea non pochi problemi. Ma sopporto in attesa che lui mantenga la sua promessa di cambiare. Ma niente cambia, nemmeno quando il mio adorato angioletto è in procinto di nascere ed io, in un nuovo paese nel Galles, mi trovo a ricominciare tutto da capo.
Non è stato difficile per me portare avanti la gravidanza: ho frequentato corsi pre-parto, ginnastica in acqua per gestanti, Yoga, ho conosciuto ragazze con le quali ho condiviso paure e gioie e momenti indimenticabili.
Il parto poi è stato stupendo. Io dico sempre che non ci ho capito un granchè, perché i termini in inglese per me erano quasi tutti nuovi ed il mio inglese in realtà non era migliorato di molto (mi ero cullata nella possibilità di mandare avanti il mio compagno per qualsiasi cosa e quindi non m’impegnavo nel parlare…..che stupida!), ma è stato meraviglioso, appena il mio angioletto è nato avrei voluto ricominciare da capo questa esperienza fantastica! Anche mia madre, che era arrivata per l’occasione ed ha assistito al parto assieme al mio compagno, ricorda che tutti sono stati gentilissimi anche se non capiva una sola parola.
La degenza in ospedale è durata qualche giorno per via dei miei problemi di respirazione ma soprattutto perché la bimba non si attaccava e quindi mi hanno assistita finchè non “abbiamo” imparato ad attaccarci.
Il room-in l’ho adorato: lei sempre con me, giorno e notte. Non mi pesava affatto. Poterla vedere ogni istante e non toglierle gli occhi di dosso, mi dava forza.
Poi in Gran Breatagna, una volta a casa, c’è l’usanza di far venire la midwife (la nostra ostetrica) a visitarti a domicilio con modi molto cordiali e amichevoli. Mia madre è ancora stupita del fatto che si è messa seduta per terra, sulla moquette, a parlare con me!
I giorni e i mesi passano, l’angioletto cresce e noi rimaniamo sempre più sole. Il premuroso papà, che aveva assisto al parto ed aveva insistentemente voluto fare il primo bagnetto, era sempre più assente. Dubbi, ansie, problemi cominciano a venire a galla.
Fino a che un giorno il mondo mi è crollato addosso, quando ho scoperto che lui non era quello che fino ad ora mi aveva fatto credere vivendo nelle bugie più assurde, tradendo me e la piccola e prosciugandomi il conto bancario. Ormai non c’era più motivo di restare in Gran Bretagna.
Con l’aiuto dell’Ambasciata Italiana rientriamo al nostro dolce, tranquillo paese e anche se all’inizio ho incontrato delle difficoltà nel riprendere i ritmi e le abitudini, ho comunque ritrovato l’amore della mia famiglia e di alcuni vecchi amici.
E’ un’esperienza di vita che mi ha segnata ma mi ha dato la gioia di diventare mamma, l’emozione più bella che una donna possa avere!
Mi ha dato la possibilità di aprire la mia mente, d’imparare a non avere pregiudizi come la gente bigotta del paese troppo spesso ha, e di conoscere tantissime persone che mi hanno aiutato e con le quali sono ancora in contatto.
Un’esperienza, quella di andare all’estero, che consiglio a tutti ma…
chissà se rimarrò della stessa idea quando mia figlia mi dirà: mamma vado all’estero per un po’!!
Questo articolo è stato scritto da Michela per tutte le amiche di vita di mamma.
“E’ un racconto che si legge tutto d’un fiato e suscita grandissima emozione. E’ un vero piacere ospitare questa storia. Grazie Michela, grazie da parte dell’intera redazione di vita da mamma”