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Aspetto Psicologico dell’Aborto: Come si Sente la Mamma

di Giuseppe Gagliano

30 Marzo 2015

L’aspetto psicologico dell’aborto è spesso controverso, una donna che decide spontaneamente di abortire, anche senza costrizioni o pressioni psicologiche esterne, affronta la questione attraverso un conflitto interiore rapportato, sicuramente, al proprio carattere e temperamento ma, in ogni caso, non ne rimane esente.

Un aspetto psicologico dell’aborto riguarda alcune donne che lo valutano come la soluzione più appropriata ad un problema, senza soffermarsi alla considerazione della nascita del bambino ma a ciò che essa comporta.

aspetto psicologico dell'aborto

Si valuta il diniego delle proprie prospettive, in caso di nascita di un figlio, rispetto ad una vita reputata stabile, con mete raggiunte ed altre da raggiungere. Questo tipo di donna non è incline alle rinunce per cui, a torto o ragione, registra la potenziale nascita non come un cambiamento di rotta ma come un impedimento al suo percorso.

Ciò non significa che prende alla leggera l’ipotesi dell’aborto ma che lo ritiene risolutivo e lo affronta serenamente.

Il fatto che a posteriori possa mantenere questa serenità o meno, dipende esclusivamente dall’aspetto emotivo personale.

E’ comunque un aspetto psicologico dell’aborto da valutare.

Su altre donne, gli effetti psichici che un’interruzione di gravidanza causano, variano dalla serenità, ai disagi come ansia, senso di colpa, mestizia fino ad arrivare alla depressione, con un’infinità di sfumature tra un processo emotivo e l’altro. Alcune donne reagiscono attraverso consulenze di specialisti ma, non raramente, ricorrendo all’uso di alcool, droghe, eccesso di fumo di sigarette, rischiando una parziale o totale perdita di autostima dovuta proprio all’aspetto psicologico dell’aborto.

aspetto psicologico dell'aborto voluto o spontaneo

Un altro aspetto psicologico dell’aborto riguarda in modo marginale la donna in quanto soggetto ma che invece ne diviene oggetto.

Troppo spesso, infatti, le risposte della psiche sono manipolate da correnti ideologiche e soggetti pro o contro aborto lasciando nella psiche della donna dei segni, a volte, incancellabili e creando sensi di colpa e ripensamenti attraverso le loro continue pressioni esterne.

Sicuramente una donna non affronta a cuor leggero la situazione e, se chiede aiuto prima di decidere, va assistita in modo neutrale per comprendere se stessa, le ragioni che farebbero protendere verso una soluzione piuttosto che verso un’altra.

Considerando che spesso una donna che chiede aiuto non ha valutato l’aborto come soluzione ultima, è possibile che protenda per la rinuncia all’aborto ma, in questo caso, le argomentazioni devono essere molto forti: non sul senso della vita ma sul come affrontare una gravidanza e la crescita di un figlio inizialmente non desiderato. In un secondo momento si può lavorare sull’accettazione del figlio.

Questo non significa che la vita del bambino passa in secondo luogo ma che bisogna essere fermi sul problema e cioè sulla decisione della madre e l’aspetto psicologico dell’aborto. Tutto ciò, infatti, deve prospettarsi nella serenità della donna, sia che abortisca o che vi rinunci mentre, è pressoché inutile fare statistiche sulle ripercussioni psicofisiche che una donna subisce dopo un aborto, perché impossibile da stabilire a priori, talmente le reazioni possono essere soggettive.

aspetto psicologico dell'aborto sulla donna

Da considerare, inoltre, che la popolazione viene spesso educata in base ad esigenze prettamente commerciali che non valutano l’aspetto psicologico dell’aborto.

Il perfezionamento delle tecniche abortive, le strumentazioni operatorie, nonché le medicine abortive non avrebbero motivo di esistere solo per sporadiche esigenze di salute, sarebbe anticommerciale e la ricerca sarebbe stagnante, come avviene per le malattie rare.

In natura è previsto il parto come regola mentre l’aborto come eccezione. Cosa può attivare un mercato e tutto il suo indotto più di un problema fatto divenire esigenza?

D’altro canto, nelle file dei dissidenti, troviamo l’altra faccia del mercato, quello dei profilattici, delle pillole anticoncezionali, ecc… Il paradosso è che i produttori siano i medesimi, sia che la donna o la coppia decida per il sì o che decida per il no.

Da parte loro, le correnti laiche, etiche o religiose, estranee ai mercati, diffondono notizie o educano il popolo in base al proprio pensiero.

Il fronte laico inneggia ai diritti della donna mettendo in secondo piano il bambino, mentre il fronte etico e quello religioso fanno esattamente il contrario e, in base a ciò, la donna dovrebbe subire il sacrificio di sé per dare priorità al bambino. In tutti i casi enunciati, comunque, non viene considerato alcun aspetto psicologico dell’aborto, contrapponendo la madre al figlio, senza possibilità di un compromesso.

aspetto psicologico dell'aborto nella donna

Altro fattore che condiziona, sicuramente la psiche della donna è la modalità con cui prende la decisione di interrompere la gravidanza.

La donna può decidere “su due piedi” perché valuta i pro e i contro di una gravidanza e, pur accettandola, non può permettersela per fattori economici, sociali o altro; può decidere di non portarla avanti, a prescindere da tutto; può prendere tempo lottando con una costante indecisione; può rifiutarsi di prendere la decisione lasciando decidere, per lei, il compagno o i genitori. Ognuna di queste prassi, chiaramente, non la lascia indifferente.

È innegabile che, un aspetto psicologico dell’aborto, da affrontare per ogni donna che scopre di essere incinta, in modo desiderato o indesiderato, riguarda una parte di sé che si identifica col figlio che porta in grembo e non può negare a se stessa che, la sua eliminazione reclama, consciamente o inconsciamente, una risposta la cui domanda può rimanere anche assopita ma sempre in sospeso.



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