E’ proprio vero: nell’istante in cui dai la vita ai tuoi figli, la tua vita non sarà più la stessa.
Sembra banale ma è così e
insieme a quella piccola vita nasce un connubio che genera un intreccio di vite parallele
uno scambio continuo di dare e avere che arricchisce costantemente.
E’ proprio in uno di quei momenti in cui ci si guarda indietro e si fa una sorta di bilancio della propria vita e dei cambiamenti post maternità, che Mary Katherine Backstrom, una famosa mamma blogger americana, fa alcune riflessioni che non possiamo non condividere e che ci fanno elaborare meglio la nostra quotidianità di mamme fatta di qualche spina ma anche da rose spettacolari e insostituibili.
Con una frase che può sembrare lapidaria e discutibile la Backstrom definisce così la sua vita:
“Sono una mamma e, ogni giorno, un pezzo di me muore.”
Come poi spiegherà lei stessa, questa frase non deve essere presa nella sua accezione più superficiale e negativa anzi tutt’altro!
Come i figli crescono ogni giorno e assimilano la vita che li circonda, la nostra vita da mamma si autodefinisce e si costruisce giorno per giorno, in un lavoro in fieri che non finisce mai e, come tale, per auto elaborarsi, ha bisogno di cedere pezzi di sé per rinnovarsi e procedere.
Non tutto ciò che si perde deve essere in automatico visto come una rinuncia in senso negativo ma uno spogliarsi di sé per rivestirsi di una nuova luce, quella della maternità, così come un bozzolo di farfalla che man, mano si schiude per assumere una nuova forma sfolgorante.
Ecco la riflessione che, come un’epifania, investe la nostra collega mamma:
“Mio figlio è nel suo seggiolone e io sono intenta a pulire il pavimento e lavare i piatti. Come per magia il suo braccio si trasforma in un tergicristalli e si infrange contro il vassoio. I waffle e le arance prendono il volo e il mio cuore si gonfia di rabbia e impazienza. Ma poi incrocio il suo sguardo luminoso e sorridente e quella piccola parte arrabbiata di me, muore e sparisce…”
Noi mamme ogni giorno siamo messe di fronte a nuove situazioni e soprattutto a nuovi parametri per considerare la realtà, siamo portate costantemente a rivalutare e ridefinire gli spazi, i tempi e le situazioni come in un sistema informatico che è in continuo aggiornamento ed è, per definizione: variabile.
Ad ogni azione dei nostri piccoli, corrisponde un’azione ed un pensiero nuovo, rinnovato dalla magia di crescere insieme, varcare nuovi confini, pensare a quello che fino a poco prima avremmo considerato un pasticcio da crisi di nervi come ad “un pasticcio da crisi di nervi” ma che ha una ragione diversa, un punto di partenza e non un punto di arrivo!
“Quando sono ancora a letto, prima che il sole sorga, sento i cinguettii degli uccellini e poi anche le urla che arrivano dalla culla e una parte di me rimpiange i giorni in cui il sabato era fatto per dormire fino alle 10. Poi mi ricordo che il mattino è un momento d’oro per i bambini, il momento in cui si esercitano con nuove parole e scherzano con la mamma. Quel pezzetto di me che rimpiange la pigrizia, d’un tratto, muore e non c’è più.”
Il tempo passato con i nostri bambini ha un significato speciale, ogni momento è unico ed irripetibile, per questo rimane lo stimolo più grande per prevaricare stanchezza e pigrizia, quella dolce premura nel voler correre verso il suo lettino, vederlo a braccia tese e porgergli il nostro viso inebriandoci del suo calore e del suo profumo.
“Provo i vestiti nei camerini mentre le gambine di mio figlio penzolano dal carrello e… non mi sta bene niente, anche se ho perso i chili della gravidanza. Una voce sembra sussurrarmi: “Prima del bambino quel vestito sarebbe stato perfetto per te”. Subito la mia mente va a quando ero più magra e più alla moda. Una ragazza che però sognava di avere dei figli. Così anche quella vocina, impertinente e autocritica, viene messa a tacere.”
Il nostro corpo cambia con noi così come i nostri pensieri e spesso può connotarsi di un vago senso di inadeguatezza e si fa spazio qualche piccolo rimpianto che non riesce però a sovrastare il senso di onnipotenza che ci pervade ogni qual volta le sue piccole braccia si stringono al nostro collo facendoci sentire la donna più bella del mondo e la reginetta più desiderata.
“Quando arriva il momento del pisolino e posso godermi il tanto desiderato silenzio, nella mia testa un po’ rimpiango quell’indipendenza tranquilla, fatta di letture sul divano e lunghi pranzi. Ma subito mi vengono in mente la sua risata e il rumore dei suoi piedini che si muovono incerti sul pavimento. Il rimpianto di poco prima, il mio lato egoista, svaniscono e muoiono in un attimo.”
Forse i pochi momenti che riusciamo a ritagliarci si fanno più preziosi ma i nostri sensi sono ormai fusi con il nostro essere madre, un tutt’uno che impera di fronte alle più banali esigenze.
La blogger conclude così le sue riflessioni:
“La maternità è in sé bivalente: da un lato ti riempie di vita, dall’altro è estenuante.
Mette a dura la prova la mia fiducia, la mia pazienza ed è un costante esercizio per il cuore. In cambio, però, la mia fiducia e la mia pazienza sono più forti, il mio cuore è più grande. Anche se a volte arrivo al limite, la mia soglia di sopportazione sembra aumentare sempre di più.
E’ vero. Sono una madre e un piccolo pezzo di me “muore” ogni giorno, ma non credo che lo rimpiangerò.
Il mio bambino mi rende una persona migliore, sempre.
E muore anche quella vocina che mi fa dubitare del mio ruolo di madre, insieme a tutto il resto. Mi restano soltanto la gratitudine… e un pavimento pieno di briciole.”
“Morire ogni giorno per i propri figli” ha un significato che è tutto fuorché un lutto, non è il rinnegare il proprio ruolo di donna, moglie o persona ma è un viverlo sotto un’altra unica luce, una luce ultravioletta che rende il tutto più magico ma forse più vero!
Fonte: Huffingtonpost.com