La ragazza picchiata ha riportato “Politrauma facciale e ferite da morso” come riporta il referto del Pronto Soccorso dove è stata curata la ragazzina di 12 anni che qualche giorno fa è stata oggetto di un vero e proprio pestaggio da parte di una ‘bulla’ poco più grande di lei.
La denuncia dei genitori della ragazzina non è stata la sola molla a far diventare questo caso “il caso” della settimana.
LA CRONACA.
Nei giorni precedenti alla pubblicazione del video, poi divenuto virale, che ha fatto insorgere il popolo della rete e non solo, questa ragazzina avrebbe fatto un qualche sgarro a una delle più grandicelle della comitiva: la vittima avrebbe denigrato una ragazzina concludendo lo screzio con un : “chiudi la bocca che hai i denti gialli”.
Per lavare l’onta, l’offesa le dà appuntamento l’indomani alla Villa Rossi, ma qui non si presenta sola.
Invece di intascare lo smacco o risolvere la faccenda a suon di parolacce, la ragazza avrebbe assoldato una più grande, questa 17enne, poi si capirà quale violenza e che origine potrebbe avere, che ai giardini di Villa Rossi, quartiere Sestri Ponente, la affronta a viso aperto e la massacra di botte.
Non si tratta di un agguato, ma di un pestaggio diciamo pubblico.
Intorno alla rissa infatti tanti ragazzi, piccoli e più grandi, che invece di dividere le due, o non facevano nulla o, ancor peggio, incitavano e riprendevano la scena.
Scena che è poi andata “in onda”: perché non contenta delle botte, la “mandante” (o le mandanti secondo alcune testate) dell’attentato ha pensato bene di diffondere il video inviandolo ai suoi contatti di whatsapp per denigrare la vittima.
A seguito della denuncia dei genitori la responsabile del pestaggio è stata fermata, e di lei e della sua storia si sono letti alcuni dettagli.
Padre definito “evaporato”, precedenti per rissa nel 2004, una piccola boss del quartiere con la madre a San Patrignano e lei che di giorno frequenta un istituto professionale per sarte, e per il resto del tempo vaga per i vicoli di Sestri. Affidata ai servizi sociali è stata un po’ di tempo in una comunità, e da poco gli zii materni avevano deciso di tenerla in casa con loro.
Fino a che è diventata famigerata a causa di questo video.
Si, perché più delle denunce, più del caso di cronaca ha potuto la diffusione del video.
Postato in rete, pagine facebook dedicate a queste immagini, foto private e un post, poi oscurato, che però raggiunge 6mila like in 3 ore: «Abbiamo aperto questo spazio per far vedere chi è questa bulletta in modo che la gente lo sappia, dato che lei stessa si é cancellata da Facebook». (Fonte il Secolo XIX ).
Andrea Martini, difensore della “bulla” cerca le parole giuste: «Per ora abbiamo chiesto alle forze dell’ordine di oscurare questi siti. Ci rendiamo conto che la situazione è molto delicata e nessuno intende sminuire la gravità di quanto accaduto. Non abbiamo denunciato nessuno, ma occorre rendersi conto che queste reazioni mettono a rischio l’incolumità di un minore. Dobbiamo fermare questa spirale di odio e non cedere alla tentazione di una giustizia sommaria».
Ma a rendere ancora più assurda questa vicenda sono le parole di questa ragazzina, che dopo essere stata accusata di lesioni e diffamazione, non solo non sembra essersi pentita, ma ha un unico interrogativo: “Quando mi restituite il telefonino?” sembra aver detto alle autorità che le hanno sequestrato lo smartphone.
Perché nell’era dei 15 minuti di popolarità (a quest’ora Andy Warhol si sta rigirando nella tomba) quello che conta è esistere in rete.
Ovvio che la cosa più logica sia pensare di far sapere a tutti quello che ho fatto, come l’ho fatto, e vedere come sono venuta in video.
Perché questo deve avvenire, non importa se da quei frammenti di immagine mi riconosceranno e mi puniranno, intanto devo apparire.
Perché la rete è utile, ma anche perversa.
“Alcune dinamiche orizzontali e quantitative fanno saltare ogni mediazione nel bene e nel male” dice Alberto Rossetti, psicologo e psicoterapeuta torinese che studia da anni il rapporto tra adolescenza e nuove tecnologie (fonte Wired.it ).
Certo, non è che in passato pestaggi simili non sono successi, tantomeno se eliminassimo le cronache dai social e dalla rete essi diminuirebbero (ma chissà…), fatto sta che quello che prima era limitato nella piazza del paese, adesso viene amplificato: le azioni, la gloria, e anche le malefatte.
La storia di questa ragazzina è una storia di disagio, di sfogo della rabbia, ma questo non giustifica, e non deve giustificare atteggiamenti simili.
La civiltà sta proprio nel riuscire a dominare l’istinto, e se non ci si riesce, che intervengano le autorità, e facciano bene e presto il loro dovere.
Lo devono alla 12enne picchiata, alle 12enni picchiate dai bulli.
Fonte: Il Corriere della Sera
Guarda il video (Attenzione: Video senza censura, immagini forti)