“Un nuovo caso Nicole”, è questa la sintesi della prima emozione viva, forte e certamente negativa che il lettore percepisce leggendo della morte di Mattia.
Di nuovo in Sicilia; di nuovo un neonato con problemi di salute; di nuovo la ricerca disperata di un posto in UTIN; di nuovo una morte prematura; di nuovo un angelo volato in cielo e ancora la domanda assordante dei genitori e di tutto il paese: “Poteva essere salvato?
Mattia è nato prematuro; il 19 gennaio scorso, alla 24esima settimana di gravidanza, la mamma ha rotto le acque, la diagnosi: un’infezione intima capace di indurre il corpo al parto.
Al momento della rottura delle acque, giunta in ospedale e col suo bambino ancora nella pancia, la mamma subisce subito il primo trasferimento: dall’ospedale di Bronte viene trasferita d’urgenza, attraverso una chiamata al 118, all’Umberto primo di Siracusa.
Per il bambino a Catania non c’è posto in UTIN, unità di terapia intensiva neonatale!
Perciò, dato il parto prematuro e prevedendo un ricovero in UTIN, il parto viene dirottato a Siracusa.
A Catania non c’è posto in UTIN, unità di terapia intensiva neonatale!
E’ la stessa ragione per la quale la piccola Nicole Di Pietro, tre ore dopo la nascita, era in ambulanza alla ricerca di un ricovero ospedaliero adeguato alla sua condizione di bambina appena nata.
Mattia nasce a Siracusa, viene alla luce dopo 24 settimane di gestazione con un peso di 870 grammi.
“I medici a Siracusa – riporta l’avvocato Pastore legale della mamma e del papà di Mattia – alla mia assistita dicono che la rottura delle acque è dovuta a un’infezione, ma che per il neonato non ci sono problemi. Il 18 febbraio gli cambiano l’incubatrice, e due giorni dopo ci sono i primi segnali di un aggravamento”.
Perciò il neonato si sarebbe aggravato giorno 18 febbraio, il 25 (7 giorni dopo), quando è trascorso oltre un mese dalla nascita, Mattia viene trasferito nell’UTIN del Policlinico di Messina.
Perché questo nuovo trasferimento si rende necessario?
I medici spiegano ai genitori che Mattia necessita di una terapia con ossido nitrico. Laddove l’utilizzo dell’ossido nitrico nei neonato prematuri avviene di norma per via inalatoria nei casi di insufficienza respiratoria.
Secondo le testimonianze dei genitori che raccontano quanto fu loro riferito dai medici, proprio l’esigenza di questo trattamento medico rendeva necessario il trasferimento del neonato perché a Siracusa non è disponibile la terapia con ossido nitrico.
Mattia, così, giunge presso l’UTIN del Policlinico di Messina, ma appena arrivato il quadro clinico del neonato si palesa, agli occhi dei genitori, diverso dalle loro aspettative.
L’avvocato Pastore, sulle pagine di Repubblica.it Palermo, dichiara che all’arrivo a Messina ai genitori di Mattia: “è stato riferito che la situazione era grave e che il piccolo stava per morire per un’acidosi metabolica. Cosa che è avvenuta due giorni dopo”.
Dinnanzi alla fine di Mattia, al cospetto della sua sofferenza la mamma e il papà chiedono giustizia.
La famiglia ha sporto denuncia, il legale ha domandato che sul corpicino del bambino venisse eseguito l’esame autoptico. Ed è stata domandata l’acquisizione agli atti di tutte le cartelle cliniche provenienti dai diversi ospedali in cui mamma e bambino sono stati nei 38 giorni di questa triste storia.
Ieri LiveSicilia.it ha pubblicato una aggiornamento sul caso di Mattia, si tratta di un aggiornamento del tutto nuovo ed importantissimo: secondo il giornale web sul neonato sarebbe stato adoperato un C-pap difettoso.
Il C-pap è uno strumento che consente la ventilazione e quindi la corretta respirazione del neonato.
Il difetto dello strumento utilizzato su Mattia potrebbe aver determinato la rottura del lembo osseo che divide le due narici.
Si attendono gli esiti giudiziari della vicenda.
Intanto il dolore della mamma di Mattia, che tanto è vicino al dolore della mamma di Nicole, non può rimanere un pianto solitario, queste mamme meritano che al loro grido di giustizia e verità sia dato spazio, i loro angeli sono i nostri angeli e la loro verità è la nostra verità.