Noi di vitadamamma abbiamo più volte discusso di meningite nell’arco di questi anni di esistenza del nostro blog.
La meningite è una di quelle malattie, debellate grazie alle vaccinazioni, che hanno interessato nei secoli soggetti di tutte le età, dai neonati fino agli uomini adulti.
Le prime epidemie tuttavia sono fenomeni relativamente recenti: tra il XIX e il XX secolo infatti si hanno notizie di focolai in Europa, negli Stati Uniti e in Africa.
Dagli anni ’80 poi l’inclusione dei vaccini anti meningite (leggi qui 10 domande ricorrenti sul vaccino anti meningite) hanno sensibilmente ridotto il numero di casi in moltissimi paesi sviluppati.
In Italia da molto tempo ormai si registrano circa 800 casi l’anno, attribuibili per circa un terzo al batterio meningococco.
Di recente però alcuni ricoveri per meningite da Haemophilus influenzae di tipo B hanno fatto alzare il livello di allerta nel nostro paese.
La meningite, nonostante lo sviluppo nei campi della ricerca scientifica, è ancora oggi considerata una malattia grave.
Un ammalato su 5 muore per le complicanze portate dal virus.
Nei casi di virus del meningococco poi il lasso di tempo che passa dall’insorgenza al decesso è talmente breve che poco o nulla si può fare per intervenire (20 ore, si parla infatti di meningite fulminante).
«Un lasso di tempo troppo breve per poter fare qualcosa. Circa il 20% dei pazienti muore anche in quei casi in cui i medici facciano tutto ciò che si può fare in maniera corretta e nel più breve tempo possibile. E’ chiaro quindi che l’unica salvezza, l’unica forma di protezione per i bambini, è rappresentata dalla vaccinazione» dice Alberto Villani, responsabile di Pediatria generale e Malattie infettive del Bambino Gesù.
A parte questi casi però, un ammalato di meningite guarisce completamente nel 50% dei casi, mentre il 30% riporta conseguenze gravi per tutta la vita.
Si pensi addirittura che in casi di meningite nei bambini, il 15% di essi dopo la guarigione necessita di protesi acustiche o agli arti.
In questo gioca un ruolo fondamentale la vaccinazione, strumento per combattere la malattia, gratuito nella maggior parte delle regioni italiane, che protegge dal virus dal meningococco B, anche se non obbligatorio per legge.
Villani afferma, dalle pagine del Corriere: «Oggi c’è un movimento di pensiero che suggerisce di non sottoporre i bambini alle vaccinazioni o di limitarsi a quelle obbligatorie, ma le vaccinazioni sono fondamentali e non bisogna dare credito a chi le scoraggia, perché queste malattie esistono, colpiscono e mietono vittime. Minore è la quantità di germi in circolazione, minore è la possibilità che avvenga il contagio tra la popolazione. Chi non si vaccina non danneggia solo se stesso, ma mette a repentaglio anche gli altri. Attualmente accade anche che siano giovani adulti che non hanno effettuati i richiami vaccinali, o anziani non vaccinati, a contagiare bambini e neonati».
Per tornare alla cronaca infatti, negli ultimi giorni presso l’Ospedale bambino Gesù di Roma si sono riportati 3 nuovi casi di meningite da Haemophilus influenzae di tipo B, in neonati di 2, 3 e 5 mesi.
Uno di essi è stato ricoverato nel reparto di terapia intensiva a causa della gravità del suo quadro clinico.
Villani sostiene dunque che la recrudescenza della malattia è imputabile principalmente al calo delle vaccinazioni, la cui mancanza comporta una maggiore circolazione del virus, e un aumento di casi.
Persino l’OMS ha richiamato l’Italia, sostenendo, dati confermati dal ministero della Salute, che nel paese la copertura vaccinale ha raggiunto il picco più basso degli ultimi 10 anni nei primi mesi di questo 2015.
Come proteggersi dalla meningite?
Il vaccino ad oggi è l’unica garanzia per una copertura dal virus.
Esso è contenuto nel composto esavalente, che consta di 4 vaccini obbligatori (difterite, tetano, epatite B, poliomielite) e due facoltativi, ovvero la pertosse e l’Haemophilus influenzae di tipo B.
Per gli altri ceppi esistono inoltre vaccini specifici, somministrabili a bambini di ogni età.
Va infine considerato che il picco di incidenza del virus è il primo anno di età, per cui il consiglio è quello di vaccinare i bambini il prima possibile.
Nota della redazione: i dati contenuti in questo articolo sono attinti da fonti ufficiali nazionali (ADN Kronos salute e Corriere Salute) e riportate fedelmente dal punto di vista scientifico.
Qualsiasi commento personale sull’argomento è stato volutamente non trattato, vista la delicatezza del tema.
Fonte: Corriere.it