Il desiderio di avere un figlio può prevaricare anche la morte, almeno lo è nel desiderio di una mamma che subisce il lutto tremendo di perdere la figlia morta a causa di un tumore.
La figlia si era ammalata di cancro all’intestino a 23 anni e ha scelto di congelare e conservare tre ovuli presso una clinica per la fecondazione artificiale di Londra nel 2008.
Aveva compilato un modulo che consentiva l’uso dei suoi ovuli dopo la sua morte e nel 2011 è morta senza lasciare ulteriori istruzioni scritte. La donna era single e aveva un rapporto molto stretto con la mamma. Questa ha subito dichiarato che da diverse conversazioni era emersa la forte volontà della figlia di volere un figlio anche dopo la propria morte e la mamma si era detta pronta ad esaudire il suo ultimo desiderio diventando la mamma surrogata.
La battaglia sembra molto lunga, non solo dal punto di vista etico ma anche strettamente giuridico.
Il destino ha voluto che presso la clinica dove sono conservati gli ovuli, la ragazza non avesse compilato anche il modulo per stabilire come i suoi ovuli potessero essere usati e, cosa non del tutto trascurabile, non ci siano documenti scritti che possano comprovare ciò che sostiene la madre.
La donna, 59 anni, vuole ora farsi impiantare gli ovuli che sarebbero fecondati da un donatore. Nessuna clinica inglese però sembra volersi assumere questa responsabilità e ora la speranza starebbe in una struttura americana a New York dove verrebbero trasportati, fecondati e impiantati gli ovuli con un costo stimato di 60.000 sterline.
Alla sua età inoltre, la donna avrebbe poche possibilità di vedere andare a buon fine la sua gravidanza, il rischio di aborto è alto, infatti normalmente nel paese le cliniche non trattano donne al di sopra dei 50 anni per le scarse possibilità di successo.
Ci sono anche rischi per la salute della donna e per quella del potenziale figlio qualora la gravidanza potesse impiantarsi correttamente.
I genitori sono comunque determinati a portare avanti il progetto e ad onorare il desiderio della loro figlia, ora il caso è stato posto alla corte inglese e presto il giudice dovrà sentenziare definitivamente in proposito per consentire il trasporto degli ovuli nella clinica statunitense. La loro domanda è stata già rigettata tre volte e questa sperano sia la volta buona.
Il tempo corre e gli ovuli comunque verranno “distrutti” nel febbraio 2018, dieci anni dopo la loro espiantazione.
Se l’esito fosse positivo, potrebbe essere la prima donna al mondo a dare alla luce il proprio nipote dopo la morte della mamma biologica.
L’identità della donna sembra nota ma si è deciso di rispettare il desiderio di rimanere anonima per tutelare il futuro del bambino che loro sono convinti che nascerà.
Sicuramente questo caso di maternità surrogata, nel caso si dovesse effettivamente portare a termine, scatenerebbe una battaglia etica molto forte e già le polemiche sono accese, visti gli estremi della sua particolarità. In ogni caso, si stima che i casi di maternità surrogata, benché meno complicati di questo, si siano già triplicati negli ultimi sei anni.
La prima nonna surrogata fu una donna di 56 anni, dal Sud Africa, che ha dato alla luce tre gemelli per sua figlia nel 1987 e almeno altri 4 casi di questo tipo sono accaduti in Gran Bretagna con esito positivo.
Fonte: Dailymail