Femminista abortisce perché aspetta un maschio: “Non voglio dare la vita a un mostro”.
Si potrebbe riassumere così la notizia che, neanche a dirlo, in questi ultimi giorni sta indignando il web, scatenando l’ira di molti utenti della rete, anti abortisti e non.
Una storia drammatica dai risvolti inquietanti, una scelta radicale dettata dall’odio verso il sesso maschile e verso il proprio corpo che ha tradito l’aspettativa femminista della protagonista.
Ma procediamo con ordine, provando a chiarire i risvolti amari, e probabilmente infondati, di questa vicenda.
Nei primi giorni di febbraio alcune testate giornalistiche internazionali – tra cui gli inglesi Metro e Huffington Post (quest’ultimo ha poi modificato l’intestazione inserendo l’ipotesi di falso) – e alcune testate italiane – tra cui Il Mattino e Leggo che, preciso, non hanno riportato la fonte originale ma menzionato esclusivamente la stampa inglese menzionata in precedenza – riprendevano il racconto di una blogger, che si firma con il nome Lana, pubblicato il 17 gennaio 2015 sul blog Injustice Stories (Storie di Ingiustizia).
Un racconto che, sin dalle prime battute, pone in evidenza un pensiero talmente estremista da risultare ‘costruito’.
“Nella primavera del 2012 ho scoperto di essere incinta […] sapevo che sarei stata un buon figura materna […] Ho sempre creduto nel diritto di scelta delle donne di poter terminare la loro gravidanza, ma quando gli esami hanno confermato il mio stato interessante ho deciso che ero pronta ad avere questo bambino”.
A questa introduzione segue un altro racconto, quello inerente un episodio accaduto alla stessa protagonista durante un suo viaggio in aereo in prima classe.
Uno ‘scontro diretto’ con un uomo che ha offeso il suo essere femminista costringendola a cambiare posto e a continuare il suo viaggio in seconda classe.
Poi si riprende il racconto della gravidanza.
“Mentre la primavera si trasformò in estate e la mia pancia ha iniziato a crescere, la mia mente già pensava all’insegnamento che avrei dato a mia figlia, crescendola nella consapevolezza degli ideali femministi”.
Il sogno di Lana era crescere la figlia facendole frequentare scuole femminili, dall’asilo alle superiori, così da poterla tenere lontana dagli uomini, quei maschi che avrebbero potuto ferirla, sminuirla e offenderla.
Un sogno che però si è interrotto bruscamente al 5° mese di gestazione!
“Oggi, il mio medico, che chiamerò ‘Sandy’, ha fatto un’ecografia e tutto sembrava andare bene. <Volete sapere il sesso> domandò, <Certo> è stata la mia risposta. <È un maschio> […]
Ero sotto shock, ho cominciato a piangere al pensiero di quella maledizione […] un pianto incontrollabile, un’angoscia mentale che possono provare solo coloro la cui vita è stata distrutta dalla guerra”.
Ma il panico, paragonato a quello provato da coloro che vivono sotto i bombardamenti, è durato poco, il terzo giorno Lana racconta di aver recuperato le sue forze e di essere giunta a quella che per lei sarebbe stata la soluzione più ovvia:
abortire, scacciare dal suo corpo quell’essere che tanto odiava solo perché del sesso ‘sbagliato’.
“Pochi giorni dopo mi hanno eseguito la procedura, ero consapevole che ci fossero dei rischi essendo la mia gravidanza oramai avanzata, ma è andato via senza intoppi […] Avevo fatto qualcosa di positivo, qualcosa che avrebbe fatto la differenza, qualcosa di buono, anche se molti altri non l’avrebbero vista in questo modo”.
Tra le precisazioni finali, la blogger afferma di non odiare tutti gli uomini ma solo il patriarcato che alcuni di loro esercitano ancora oggi sulle donne e di essere pronta a compiere il medesimo gesto se si scoprisse nuovamente incinta di un maschio.
Cosa c’è di vero in tutto ciò?
Secondo il sito Snopes.com, noto portale di debunker americano, questa notizia è da classificare come
Probabilmente falsa.
Vi riassumiamo qui di seguito le motivazioni, o meglio le incongruenze, riscontrate dagli autori del succitato sito:
1. La mancanza di riferimenti temporali e geografici, nonché dettagli o informazioni riguardanti la procedura di aborto subita: insomma una storia alquanto vaga;
2. Un aborto senza intoppi: stando al racconto di Lana, nonostante avesse superato la 20° settimana di gestazione, e avendo quindi effettuato un aborto tardivo, quest’ultimo, contrariamente a quanto viene descritto sui siti che si occupano di tale tematica, si è rivelato fin troppo semplice e totalmente privo di complicazioni;
3. Nascita del sito e richiesta di condivisioni: il sito Injustice Stories è stato registrato nel medesimo giorno in cui è stata pubblicata questa storia. Inoltre, secondo quanto riportato su Snopes, per ultimare la lettura del racconto, i visitatori erano costretti a condividere lo stesso attraverso i social (opzione poi rimossa).
Quest’ultimo dettaglio ha chiaramente aumentato gli ingressi al sito – determinando vari disservizi (per molti giorni il sito risultava non accessibile, ndr) – che è divenuto poi popolare grazie anche alle testate giornalistiche che hanno ripreso la notizia senza però accertarsi della reale provenienza (nessuno, al momento, conosce la vera identità della protagonista).
4. Promozione programma anti-aborto: tra le considerazioni finali, il sito di debunker riporta anche l’ipotesi, avanzata da alcuni utenti della rete, che qualcuno abbia inventato l’intera storia per generare indignazione verso l’aborto, promuovendo così l’abolizione di questa pratica.
In sintesi, l’articolo, che non fa altro che attestare l’estremo femminismo della protagonista, si presenta come totalmente privo di firma, riferimenti o altro che possano attestarne la veridicità…
… fino a prova (concreta) contraria!