La Pasqua è la festa della vita che risorge e si rinnova liberandosi dal giogo del male e della morte, è allegoria della libertà e del bene, racconto della potenza e del trionfo dell’Amore.
Liberta’, vita nuova, pace ed amore sono, dunque, i messaggi positivi ed assoluti che la Pasqua esprime. Essi arrivano a noi attraverso la storia e la tradizione cristiana, infatti la festività pasquale commemora la morte e la resurrezione di Gesù figlio di Dio.
La storia della Pasqua ha origini antiche, ancora più remote della passione di Cristo.
Gli ebrei prima della venuta di Gesù e della sua passione in croce conoscevano già la festa pasquale, alla quale, però, attribuivano un diverso significato.
Qual era il senso della pasqua ebraica e che rapporto esiste tra essa e la festa cristiana?
La parola Pasqua deriva direttamente dall’ebraico Pesach che voleva dire “passare oltre”, il termine non è casuale poiché la pasqua ebraica rinnovava il ricordo del passaggio degli ebrei nel Mar Rosso e, quindi, della liberazione dalla schiavitù dell’Egitto.
Celebrando la Pasqua gli Ebrei ringraziavano Dio per avere aperto loro la strada tra le acque del Mar Rosso, consentendogli “miracolosamente” di ritrovare la libertà e la pace. È chiaro, dunque, che la Pasqua è da sempre festa di liberazione e risorgimento. Tuttavia, per gli ebrei essa è lungamente stata anche una ricorrenza carica di attesa e speranza, infatti, secondo le scritture, si auspicava ed aspettava la venuta del Messia.
Con la resurrezione, la passione e la crocifissione di Cristo la venuta attesa dagli ebrei si compie e la pasqua ebraica sfocia e muta nella pasqua cristiana che all’attesa sostituisce la celebrazione del miracolo della vita che vince la morte per diffondere ovunque l’amore di Dio.
Cosa ci riportano tradizione e storia?
Gesù ed i suoi discepoli si recarono a Gerusalemme per la celebrazione della pasqua ebraica.
In quella città il Cristo era consapevole di esporsi ad un altissimo rischio, la sua predicazione del bene, dell’uguaglianza, della libertà e dell’amore faceva breccia nei cuori ed il suo seguito cresceva, ciò infastidiva da tempo i sacerdoti romani che nel figlio di Maria vedevano un “ostacolo” al loro potere ed alla “assolutezza” della loro parola.
A testimonianza della fama del Cristo l’accoglienza che gli fu riservata a Gerusalemme: la folla lo accolse festante agitando ramoscelli di palme (da cui la nota ricorrenza, anch‘essa celebrativa della domenica delle palme).
L’ultima cena, altro non fu che il pasto con cui Gesù ed i discepoli festeggiarono laPasqua ebraica, in quella ricorrenza, il Cristo, annunciò il suo destino:
<<Questa sera uno di voi mi tradirà>>, dichiarò ai suoi seguaci.
Nel corso del banchetto il Cristo spezzò il pane e offrì il vino come suo corpo e suo sangue, domandando ai discepoli di onorare con questi “gesti sacri” la sua memoria, così è stato ed è nel mondo e nei secoli.
Più tardi nell’orto dei Getsemani, Giuda compì il noto tradimento:
Il Cristo ed i discepoli si trovavano in preghiera quando Giuda Iscariota condusse all’orto un drappello di guardie del tempio, il discepolo aveva venduto Gesù per trenta danari.
<< Colui che Bacerò è l’uomo che volete!>>, sussurrò Giuda alle guardie appena prima del noto “bacio di Giuda”.
Questa infamia mise il Cristo nelle mani dei sacerdoti del Tempio, decisi a “dimostrare” la blasfemia di Gesù così da poterlo condannare a morte.
Gesù fu lungamente interrogato dai sacerdoti ed alla domanda <<Sei il figlio di Dio?>> il Cristo rispose di SI; questa affermazione determinò la sua crocifissione. Dichiarare di essere il figlio del Signore Dio fu considerata una blasfemia, origine e causa della condanna a morte.
Ma per condurre Gesù sulla croce l’accusa di blasfemia, secondo la legge dell’epoca, non bastava, essa doveva trovare conferma in un “regolare processo” dinnanzi all’autorità del prefetto, per questo il Cristo fu condotto dinnanzi a Ponzio Pilato.
Pilato non seppe decidere: sentiva forse che Gesù non meritava la croce – c’è chi narra di pressioni esercitate dalla moglie Claudia Procula per la liberazione del Cristo -, ma non voleva inimicarsi i sacerdoti. Indeciso ed insicuro il prefetto mise il destino di Gesù nelle mani della folla “lavandosi le mani” a testimonianza della sua estraneità rispetto alla decisione.
Era usanza che per laPasqua ebraica al popolo fosse data facoltà di salvare un condannato a morte.
Pilato espose alla folla Barabba e Gesù, il popolo sacrificò il Cristo e salvò il ladrone. Alcune fonti storiche sono certe che i sacerdoti del tempio avessero assoldato la folla per orientarne le scelte. La tentazione del danaro stava segnando la storia, rompendo la pace e violando il bene, anche questo aspetto del racconto fa parte dell’allegoria della Pasqua.
Gesù fu crocifisso, il suo supplizio fu passione, sofferenza e dolore. Da questo dramma umano rinascerà, attraverso la resurrezione, la pace e l’amore.
Morto il Cristo sulla croce, per concessione di Pilato, gli apostoli ottennero il cadavere a cui potettero offrire degna sepoltura: avvolto in un sudario (secondo alcuni l‘odierna sindone), il corpo di Gesù, fu sistemato in un sepolcro scavato nella roccia e l’ingresso chiuso con un masso.
Tre giorni più tardi, quando Maria Maddalena ed alcuni discepoli si recarono al sepolcro per i riti funebri trovarono il masso divelto e del corpo nessuna traccia!
Maria Maddalena rimase sola a piangere il cristo nel sepolcro vuoto: fu allora che Gesù risorto apparve per la prima volta annunciando, appunto, la sua resurrezione.
In seguito il Cristo risorto visiterà anche i discepoli, le scritture attestano che Gesù dimostrò la sua fisicità agli apostoli bevendo, mangiando pesce e miele ed esponendo le ferite del corpo.
La Pasqua ricorda questa resurrezione; corrisponde con la primavera tempo in cui la natura pure ritorna allo splendore dei fiori, dei colori e del tiepido calore di un sole amico.
La Pasqua ricorda la libertà e la verità, infatti, indipendentemente dalle convinzioni religiose, nella figura storica del Cristo tutti possono ritrovare positivi messaggi d’amore, di coerenza, di lealtà e di amicizia.