E’ appena stata celebrata la Giornata Mondiale dell’ autismo
Un giorno dedicato ad un disturbo il cui nome spesso desta preoccupazione, timore; a volte quando io stesso, da medico, ne parlo, chi mi ascolta sgrana gli occhi per la tensione: sto parlando dell’ autismo, una patologia che investe le aree cerebrali provocando sintomi quali in primis l’isolamento, poi deficit della comunicazione verbale e non verbale e delle capacità immaginative.
2 Aprile 2011: Giornata Mondiale dell’Autismo, evento istituito 3 anni fa dalle Nazioni Unite; eventi, manifestazioni, dibattiti, convegni e mostre sono le iniziative principali utili ad approfondire una patologia che colpisce lo 0,6% di tutta la popolazione.
In Italia per il secondo anno la Fondazione Bambini ed Autismo fornisce una linea telefonica dedicata non solo a chi ha bisogno ma anche a chi è interessato ad approfondire questo tipo di disturbo.
Allo stato attuale non è assolutamente semplice riuscire ad intervenire in maniera adeguata per fronteggiare e superare questa difficoltà, la quale non comporta solo disagio individuale, ma abbraccia anche il sistema familiare di cui è membro il soggetto autistico; dunque sarebbe auspicabile un tipo di trattamento che coinvolgesse l’intera sfera familiare e sociale di cui è parte il bambino affetto da tale patologia.
Innanzitutto bisogna essere in grado di effettuare una diagnosi precoce; fortunatamente entro i 18 mesi di vita è possibile formulare una diagnosi di autismo in modo da poter intervenire in maniera rapida e fronteggiare la sua specifica sintomatologia; tuttavia se tale disturbo da un lato comporta problemi non semplici da gestire quali, come affermato precedentemente, la chiusura in sé stessi, la difficoltà nella comunicazione e la resistenza al cambiamento, dall’altro permette al soggetto di sviluppare in maniera assolutamente eccellente abilità in vari ambiti, quali ad esempio la musica e l’arte.
E’ necessario intervenire quanto prima sui sintomi dell’autismo, perché se non vengono trattati preventivamente, si può creare una situazione futura in cui l’adulto non è autosufficiente ed avrà continuo bisogno di assistenza.
Nonostante ciò, studi recenti dimostrano che è possibile aumentare il senso di autonomia, l’inserimento sociale e le capacità comunicative dei bambini, pur non giungendo ad una guarigione completa.
Secondo il Sottosegretario alla Salute Francesca Martini bisogna avere come criteri di riferimento delle linee guida nazionali ed un’offerta riabilitativa omogenea sul territorio; per tal motivo ella ritiene importante creare un gruppo di lavoro in accordo con la Commissione Salute che riassembli tutti gli Assessori Regionali alla Sanità, al fine di monitorare le attività territoriali a livello nazionale.
Queste linee guida – sempre secondo l’Onorevole Martini – possono essere la fonte su cui delineare un percorso diagnostico e curativo appropriato, conferendo notevole importanza anche a tutte le risorse che il fondo sanitario nazionale può mettere a disposizione.
Leggere queste righe può provocare un sensazione da un lato di amarezza, perché pensare a bambini e non, affetti da questa patologia, può risultare un colpo al cuore; tuttavia mi auguro che in ciascuno di noi non cessi mai la speranza che col passar del tempo, con le scoperte scientifiche e con l’impegno assiduo degli Specialisti del settore, si possano trovare delle metodiche ancora più soddisfacenti che permettano di fronteggiare e curare al meglio una patologia che ripeto, colpisce in primis l’individuo, ma che comporta anche degli strascichi all’interno del nucleo familiare e sociale di riferimento.