L’adolescenza è spesso associata a un periodo nel quale si vogliono sperimentare sensazioni forti.
Tra queste l’universo delle droghe è uno tra i più intriganti.
Tra tutte poi la cannabis è la droga più accessibile, altera le percezioni e procura piacere sensoriale.
L’impatto sulla salute, a lungo termine, è negativo, ma alcuni studiosi hanno confermato che lo è maggiormente se l’età di “iniziazione” è sotto i 15 anni.
Al di là delle sensazioni momentanee che la cannabis procura durante l’assunzione, gli effetti a lungo termine, per la complessità della droga stessa sono difficili da quantificare.
Nonostante molti studi esistono ancora delle zone d’ombra.
Tra questi, uno degli ultimi in ordine cronologico è stato portato avanti da Didier Jutras-Aswad, psichiatra del Centro Ospedaliero dell’Università di Montreal (Chum).
La ricerca ha coinvolto oltre 120 studi sotto diversi aspetti della relazione tra la cannabis e il cervello degli adolescenti, le sue reazioni chimiche durante il consumo e l’influenza di fattori genetici e ambientali che implicano danni alla salute.
Lo studio ha puntato l’attenzione sul rischio di sviluppare malattie psichiche come la schizofrenia e come il consumo di droghe possa essere legato in qualche modo a tali patologie.
Un assunto è stato senz’altro dedotto: minore è l’età durante la quale si assumono droghe leggere, maggiore potrebbe essere l’impatto sulla sanità mentale dell’individuo, sulla sua riuscita scolastica, sulla propensione alla delinquenza e sullo sviluppo “normale” verso l’età adulta.
Sebbene sia molto difficile stabilire con certezza un legame tra l’assunzione di cannabis e danni psichiatrici seri come la schizofrenia, i ricercatori hanno notato che gli studi sui ratti permettono di osservare le reazioni chimiche dei recettori dei cannabinoidi.
Questi recettori sono situati nella zona del cervello deputata all’apprendimento, alla ricerca, alla motivazione, alla acquisizione di abitudini e alle funzioni motorie.
Poiché il cervello si sviluppa rapidamente durante l’adolescenza gli studiosi si sono convinti che il consumo di cannabis in ragazzi molto giovani, al di sotto dei 15 anni, influisca enormemente sul loro sviluppo cerebrale, sulla loro personalità.
Inoltre essi, proprio dal punto di vista morfologico, potrebbero essere più vulnerabili alla dipendenza e al tabagismo.
Anche altri fattori psicologici vengono messi in gioco: “Gli individui che sviluppano dipendenza dalle droghe – spiega Jutras-Aswad– sono in genere giovani, e acquisiscono un temperamenti negativo con tratti di aggressività e di impulsività. In alcuni casi questi tratti sono esacerbati dal periodo di dipendenza, in pratica un soggetto dipendente si ritrova all’interno di un circolo vizioso che lo fa restare dipendente dalle droghe”.
Molto ancora resta da studiare sui meccanismi dell’abuso di cannabis, ma i ricercatori sono certi che lo spinello non è totalmente inoffensvivo sul cervello degli adolescenti, soprattutto per soggetti più vulnerabili sia dal punto di vista genetico che psicologico.
Il dibattito però non deve focalizzarsi sulla questione “lo spinello fa male o no”, quanto, dicono gli studiosi, sul trovare i soggetti che potrebbero soffrire maggiormente degli effetti negativi dati dall’uso di cannabis mettere in atto misure adeguate per prevenire il rischio dipendenza.
“Il lavoro di ricerca – conclude Jutras-Asward– deve essere mirato a informare l’opinione pubblica. Avere dati certi sugli effetti a lungo termine sul cervello causati dall’uso della cannabis consentirà a regolamentare la diffusione di questa droga, ma anche e soprattutto darà la possibilità di stabilire in che modo essa possa essere utilizzata nei trattamenti medici per curare problemi di salute”.
Fonte: Chum Montreal