Siamo circondati da gente che lavora e che spesso fa bene il proprio lavoro con passione e determinazione. Altrettanto di frequente riteniamo scontato che lo facciano o si pensa che solo per il fatto che ricevano uno stipendio abbiano già la loro giusta gratificazione.
E’ bello invece pensare che c’è chi vuole dimostrare il proprio grazie, anche dopo tempo e in modo assolutamente personale.
La storia di Kelly ci aiuta a riflettere su chi per molte ore al giorno lavora, ad esempio, in ospedale, in continuo contatto con storie al limite che pongono anche le loro risorse al limite fisico ma anche psicologico. Un contesto dove anche uno sguardo, una parola sola possono essere ricordate tutta la vita e possono davvero fare la differenza, leggete fino in fondo per vedere che cosa meravigliosa ha deciso di fare questa donna:
“Dieci anni fa io e mio marito, con il nostro piccolo di 14 settimane, stavamo andando tornando a casa in macchina dopo essere stati dai miei suoceri. Stavamo ascoltando la musica alla radio e il sole stava tramontando. E’ tutto ciò che ricordo…
La scena successiva che ho cercato di mettere a fuoco è un’immagine di una persona che si piegava verso di me con una catenina con una croce dorata, non ricordo il viso ma solo la croce… poi ricordo un’altra scena in cui mi trasportavano in elicottero e sentivo un rumore assordante sopra di me, mi avevano legata ad un lettino e vedevo sulla mia destra il mio minuscolo bambino che non piangeva, pallido, con tanti fili intorno.
La scena cambia di nuovo nella mia memoria e tutto inizia a muoversi veloce, le immagini sfuocate iniziano ad essere più chiare. Sentivo il freddo della notte che mi penetrava nel viso e poi ricordo un ascensore che mi portava da qualche parte, ricordo che mi faceva molto male l’addome.
Una nuova immagine: sono in uno stanzino con una tenda come porta e sto aspettando. Per la prima volta mi ero resa conto di non avere ancora visto mio marito, nessuno ne aveva parlato, iniziai a chiedere di lui e pensai che stesse meglio di noi e fosse stato portato in un ospedale più vicino, in ambulanza.
Mia sorella e mia madre erano intanto erano arrivate e cercavano di pulirmi il sangue dal viso, un cappellano mi diede la notizia: “Avete avuto un brutto incidente e suo marito è morto all’istante a causa dell’impatto.”
Il mio mondo cadeva all’istante, frantumato in milioni di pezzi, ero disorientata.
Un’ora dopo circa un dottore mi informava che non avevo nulla di grave…
Nostro figlio Eli invece era in terapia intensiva in un ospedale vicino. Sono occorsi diversi giorni prima di avere un quadro chiaro della sua situazione. Non aveva mangiato per 3 interi giorni, appena riuscii, andai da lui e non lo lasciavo mai solo… la diagnosi arrivò ed era orribile, mi dissero che
se anche fosse riuscito a superare tutto questo probabilmente non avrebbe mai parlato, camminato o non sarebbe riuscito più ad esprimersi in alcun modo…il mio mondo crollò di nuovo.
Aiutata dal nostro pastore ho pregato e lodato il Signore e non ho mai avvertito in modo così tangibile la Sua presenza. Subito dopo, in ospedale, un’infermiera mi corse incontro. Dall’incidente in poi io avevo continuato a tirare il mio latte nella speranza che fosse servito a Eli e in ospedale lo tenevano refrigerato. L’infermiera mi disse:
“Dov’eri? Eli ha già finito sette biberon e sta morendo di fame!”
Corsi nella stanza e vidi che dal suo viso era anche sparita la ferita che aveva, un segno tangibile del miracolo!
Non si poteva sapere fino a che punto Eli fosse guarito ma io in cuor mio ero certa che Dio avrebbe fatto tutto il possibile e il bene per lui.
I cinque anni che ho vissuto come vedova e mamma single di un bambino con dei bisogni speciali sono stati intensi. La guarigione di Eli è stata per me un lungo viaggio di piccoli successi quotidiani che per tanti possono essere ordinari e banali.
Queste parole rappresentano la mia storia e sono grata a Dio per aver guarito anche me, con il tempo, e avermi dato la gioia di un nuovo marito e un nuovo papa per Eli. Ora abbiamo tre figli e siamo felici.
Non possiamo evitare le tragedie ma possiamo scegliere come reagire ad esse.”
Kelly ha deciso, dopo dieci anni, di raccogliere le testimonianze simili alla sua e di ringraziare tutta l’équipe che ha contribuito a salvare suo figlio.
E’ andata personalmente a rintracciare tutte le figure che li hanno accompagnati, una per una, attraverso varie ricerche, a volte non facili: gli infermieri e infermiere, l’elicotterista, il dottore che ha sempre creduto in Eli e tutti gli altri…
Molti sono stati emozionati, stupiti dall’essere ringraziati in modo così intenso per una cosa che fanno tutti i giorni… molti si sono commossi e hanno dichiarato che non gli era mai successo di ricevere dei ringraziamenti.
A loro Kelly ha regalato un disegno di Eli e li ha invitati ad una serata in loro onore.
Un pensiero stupendo perché la gioia condivisa è una gioia che si moltiplica come in un caleidoscopio.
Vi presentiamo anche il breve video in cui Kelly organizza il suo particolare giorno del ringraziamento dieci anni dopo la tragedia!
Fonte: KellieHaddock