Veronica Panarello la madre di Loris Stival (il bambino di 8 anni ucciso lo scorso 29 novembre) ha subito un lungo e serrato interrogatorio.
La donna è stata interrogata per molte ore e fino a tarda notte; è arrivata in Procura a Ragusa su un’auto civetta della polizia; i fotografi l’hanno immortalata mentre saliva sulla vettura di Stato accompagnata da suo marito.
Dinnanzi all’immagine della mamma e del papà della piccola vittima condotti in Procura su un’autovettura di Stato, cronisti ed osservatori hanno compreso che evidentemente gli inquirenti si sentivano assai vicini ad una svolta definitiva.
L’interrogatorio di Veronica Panarello si è concluso con un fermo per omicidio aggravato:
la mamma di Loris, con quest’atto giudiziario a suo carico, viene ufficialmente considerata dalla Procura ragusana come un’indagata, la principale indiziata dell’omicidio del figlio Loris.
”Non l’ho ucciso io, lui era il mio bambino“: così, secondo l’ANSA (che riporata la dichiarazione virgolettata della donna) Veronica Panarello, la madre di Loris Stival, si sarebbe difesa dinnanzi agli inquirenti.
Qual è l’elemento chiave che avrebbe consentito ai magistrati della Procura di Ragusa di chiudere il cerchio delle indagini prontamente e con un’accusa grave ma precisa?
Intanto va detto che se è possibile l’accusa di omicidio, socialmente parlando, si fa ancora più pesante e quasi insostenibile se imposta sul capo di una madre; legalmente l’omicidio risulta aggravato dal legame di parentela nonché dall’occultamento del cadavere.
Le indiscrezioni giornalistiche raccolte nella serata di ieri profilavano l’ipotesi di una tragedia generata dal concorso di più persone: oggi l’accusa graverebbe, invece, solo sulla mamma.
Veronica Panarello avrebbe ucciso suo figlio da sola, con le fascette elettriche di cui tanto si è dibattuto e senza nessun aiuto; passando per il garage, avrebbe caricato il corpo del piccolo in auto e lo avrebbe abbandonato nel canale nascosto nel canneto della zona di Mulino Vecchio.
Da lì sarebbe andata al suo corso di cucina.
Esiste un elemento chiave che “colloca” mamma Veronica accanto al cadavere di Loris?
Dalle indiscrezioni giornalistiche la Procura avrebbe puntato molto su un frame video:
la macchina della mamma di Loris sarebbe stata immortalata nel video ripreso dalla telecamera di un’azienda agricola esattamente all’ingresso della strada che porta al Mulino Vecchio, nella mattina di sabato 29 novembre e in quel lasso di tempo in cui Veronica avrebbe dovuto viaggiare con la sua auto verso il castello di Donnafugata. La circostanza sarebbe emersa con chiarezza dalle scrupolose analisi dei video effettuate con tecniche precise e strumentazioni adeguate dagli inquirenti: l’auto di colore scuro che passava “senza rallentare” davanti alla telecamera sarebbe esattamente quella di mamma Veronica e andrebbe verso il canneto ove Loris è stato, poi, rinvenuto cadavere.
Questa sarebbe una “coincidenza” così stringente da divenire un indizio decisivo?
Certamente lo scenario è inquietante, una madre può macchiarsi di un delitto così atroce senza cedere, senza ammettere le sue colpe e senza crollare? Seguendo la logica verrebbe da rispondere che ciò non è possibile, tutto ciò appare contrario alle leggi del cuore e della natura. Intanto, però, c’è il fermo, atto giudiziario che fa avanzare l’ipotesi investigativa e descrive le dinamiche del reato imputandolo al soggetto fermato ovvero a mamma Veronica.
Dopo l’interrogatorio fiume a cui è stata sottoposta nella tarda serata di ieri e che si è allungato nella nottata appena trascorsa, la mamma di Loris sarà sentita nuovamente oggi alle 10:30. Il nuovo interrogatorio avverrà nella Questura di Ragusa dinnanzi al procuratore e al sostituto procuratore.
Cosa accadrà ora da un punto di vista legale?
Dopo il fermo giudiziario, la posizione di Veronica Panarello è quella di indagata per omicidio volontario aggravato; il giudice per le indagini preliminari (il GIP) dovrà, entro 48 ore dalla notifica del provvedimento di fermo (che nel caso di specie è avvenuto questa notte) pronunciarsi per la convalida del provvedimento stesso e, se lo ritiene opportuno, per l’emissione di una misura cautelare.
In casi come quello in esame, cioè quando i reati sono gravi ed efferati, il GIP può disporre la custodia cautelare in carcere.
Il legale di mamma Veronica continua a ribadirne a più piena innocenza della donna.