Si sente spesso parlare dello streptococco e spesso, a cicli, sembra che ci siano delle vere invasioni. La sua natura sembra essere in parte avvolta dal mistero e in parte dalla paura ma veniamo di fare un po’ più di luce su questo batterio che desta così tanta preoccupazione.
Le infezioni determinate da questo batterio, in particolare il più diffuso beta emolitico di gruppo A, possono colpire sia adulti che bambini e soprattutto i luoghi affollati e chiusi, come le scuole, ne facilitano la trasmissione. Il batterio, concentrato in naso e gola, passa infatti da un organismo all’altro per via aerea e basta uno starnuto o un colpo di tosse per veicolarlo. Se il soggetto non è curato adeguatamente, può essere contagioso anche fino a 21 giorni dopo la comparsa dell’infezione.
Le complicanze e i sintomi dipendono molto dal soggetto colpito e possono variare di molto a seconda del quadro generale della persona e delle sue difese immunitarie.
Normalmente lo streptococco colpisce in prevalenza la zona faringea provocando un mal di gola persistente con febbre a volte accompagnata da nausea, vomito, mal di testa e malessere diffuso. Nei bambini molto piccoli può essere presente anche solo una sintomatologia da forte raffreddamento, a volte con tosse.
L’infezione da streptococco beta emolitico di gruppo A può essere accertata anche con un tampone faringeo che spesso effettuano anche le farmacie o i pediatri, il risultato è attendibile al 99% ed è immediato; è consigliato l’antibiogramma, con tempi e modalità più lunghi, per verificare poi l’antibiotico specifico da somministrare a seguito del test positivo riscontrato dal tampone.
Naturalmente non tutte le faringiti sono dovute allo streptococco, molte sono di tipo virale, quelle batteriche da streptococco sono circa il 30%.
A causa di una resistenza sempre maggiore agli antibiotici, lo streptococco, negli ultimi anni sembra però un ospite sempre più sgradito e robusto. Le complicanze comunque, in genere, sono rarissime e si manifestano con dolori alle anche, sangue nelle urine (glomerulonefrite acuta), endocardite e artrite.
Lo streptococco di tipo A può, in alcuni casi, portare anche febbri reumatiche che, in alcuni individui predisposti, possono portare alla comparsa di alcuni danni a livello cardiaco valvolare, riscontrabili a volte anche diversi anni dopo.
Oltre alla tonsillite da streptococco, può presentarsi anche l’infezione alla rinofaringe con tonsille ed adenoidi.
Una manifestazione tipica del ceppo streptococco può essere poi quella della scarlattina con l’arrossamento della pelle a macchie rosse e piatte ma ruvide, soprattutto sull’addome, torace e tra le pieghe della pelle, con la lingua cosiddetta “a fragola”, cioè con una patina bianca, ingrossata, rossa e infiammata. Le guance appaiono arrossate ma spesso vi è un’area più pallida intorno alla bocca. La massima contagiosità si ha con la comparsa delle macchie e della febbre ma già 48 ore dopo l’assunzione dell’antibiotico il bambino non è più contagioso.
Normalmente per i bambini è prevista una cura antibiotica ma il pediatra valuterà caso per caso in modo specifico, naturalmente.
Anche la cosiddetta quarta malattia o scarlattinetta è legata allo streptococco che si manifesta con mal di testa, mal di gola con ingrossamento dei linfonodi, inappetenza e sonnolenza. Solo in un secondo momento compare l’esantema, ossia lo sfogo sulla pelle, soprattutto a livello dell’inguine e dei glutei (raramente sul viso), con piccoli puntini rosa ravvicinati. La pelle risulterà poi leggermente desquamata per qualche giorno. Può essere anche una malattia asintomatica.
Un capitolo a parte merita lo streptococco beta emolitico di gruppo B (SGB) che si trova in condizioni di normalità nell’ambiente vaginale o dell’uretra, nel cavo orale e nell’intestino dell’uomo. Di solito è abbastanza innocuo e asintomatico in soggetti sani ma, in soggetti debilitati o anziani può causare complicanze serie come polmoniti, meningiti o sepsi.
In particolare, questo batterio, conosciuto anche come streptococco agalactiae, può provocare diverse infezione che possono coinvolgere anche il neonato quando passa dal canale vaginale al momento del parto, con conseguenze anche gravi. Il sistema immunitario del neonato è ancora molto immaturo e l’infezione può portare danni cerebrali gravi, setticemie fino alla morte.
Proprio per questo, in gravidanza viene fatto di routine un tampone vaginale e rettale ed un esame colturale alla ricerca di questo tipo di streptococco. Il protocollo, in caso di risultato positivo, prevede la somministrazione di antibiotici adeguati alla gravidanza, in questo modo si azzerano le complicanze.