Sicuramente avremmo voluto scrivere un altro finale per concludere la fuga di Martina Del Giacco.
Una ragazza che, presumibilmente, si getta nel fiume a soli 16 anni è una crudeltà della vita che non si può sentire, un ossimoro stonato e stridente con la gioia che i ragazzi dovrebbero provare a quell’età malgrado tante contraddizioni e malesseri fugaci.
Le immagini di Martina che scavalcano il muro di cinta della casa di Fonacette, una frazione del comune di Calcinaia (Pisa) in cui viveva con i genitori e la nonna, diventano drammaticamente le sue ultime immagini, riprese da alcune telecamere di sorveglianza.
Viene anche da chiedersi se non sapesse delle telecamere e risuonino, queste immagini, come un ulteriore ultimo saluto e una scomparsa dalle scene, voluta e sentita.
La giovane esce dalla porta che dà sul giardino verso le 21.32 del 9 novembre scorso, si accende una sigaretta, avanza con una certa insicurezza per poi arrampicarsi sul cancello del muretto di cinta e sparire nel nulla.
L’ultimo messaggio su facebook è oggi riletto in tutto il suo senso più tragico:
“C’è tempo fino a stasera, woo, fino a stasera e basta. No, ‘sta cosa ha un senso, non ho bevuto né niente. E comunque domani si vedranno le differenze”.
Poi un messaggio al cellulare ad alcune amiche con scritto:
“Sayonara”, addio.
I genitori di Martina si accorgono della sua scomparsa solo il giorno successivo, quando la madre va in camera sua per svegliarla.
La zia aveva trovato nella sua camera anche un suo biglietto:
“Questo posto non è per me, grazie di tutto”.
Eppure la speranza voleva emergere prepotentemente, quasi irrazionalmente, in questi giorni di ricerca, per quanto gli inquirenti davano il suicido come ipotesi più probabile e la ricerca si è subito trasformata in una corsa contro il tempo.
Il corpo di Martina è stato trovato da un pescatore, incagliato tra le barche sulle rive dell’Arno,
a metà strada tra Pisa e Marina di Pisa: stesso piercing, stesso orecchino, un anello al dito, stesso ciuffo di capelli colorato di verde, le scarpe bianche con fiorellini che indossava la sera della fuga, è bastato poco per riconoscerla, malgrado l’azione dell’acqua che già aveva sfigurato il giovane viso.
Le piogge, la piena, ne hanno impedito il ritrovamento fino alla giornata di martedì 18 novembre.
Daniela, la mamma di Martina, parlando con i carabinieri accorsi a casa sua, ha continuato a ripetere:
“Me lo sentivo che finiva così, ma non volevo crederci”.
Martina frequentava un istituto alberghiero a Pisa, era conosciuta come una ragazzina eccentrica, una delle tante che, in quell’età difficile, cerca un po’ se stessa.
Forse un modo di essere estroversa che nascondeva dei disagi.
Oggi molti parlano di atti di bullismo nei suoi confronti.
Un’amica di famiglia chiede ancora di parlare di Martina descrivendola come realmente era «e non come è stata fatta passare da tante persone, anche sui social network». «Scrivete ancora che Martina era una ragazza dolce, sensibile, che amava scrivere e disegnare. Non frequentava posti strani, non era come in molti l’hanno descritta. Martina era una ragazza coraggiosa».
La scientifica sta effettuando tutti i rilievi sul posto del ritrovamento e sul corpo della ragazza, anche per volontà della famiglia che vuole sapere, anche per dare un senso e forse elaborare l’accaduto, per quanto sia mai possibile fare.
Il cellulare della giovane risultava disattivato fin dalla serata del 9 novembre, poco dopo la fuga, il gestore ritiene che la causa possa essere un evento traumatico, forse la stessa caduta in acqua. Episodio che accrediterebbe maggiormente l’ipotesi che il tragico gesto sia stato compiuto la sera stessa, subito dopo l’allontanamento.
Dal primo esame esterno del medico legale lo stato del cadavere è compatibile con la sua permanenza in acqua nel tempo in cui la giovane è stata cercata.
Un’unica segnalazione di avvistamento ritenuta attendibile: una donna l’aveva vista sopra un ponte sull’Arno, a qualche centinaio di metri da casa sua, alle 21.45…
Tutto fa pensare che la tragedia si sia consumata in pochi minuti.
Cosa può portare una ragazzina di 16 anni a non vedere più nessuna speranza, il buio completo e la voglia di morire? Sono quesiti che danzano tragicamente nella mente di tutti, soprattutto di chi è mamma…
Nessuno è al sicuro allora?
La mente è un labirinto che neppure le più moderne tecnologie riescono a districare.
Nessun giudizio, nessun ulteriore tormento su Martina, solo un dolce “r.i.p.” e un abbraccio alla famiglia che vive il dramma forse più terribile che si possa immaginare…
Fonte: Ansa