Michele Buoninconti, marito di Elena Ceste, cade in contraddizione e forse tradisce una confusione che mette in crisi la sua versione dei fatti.
Ecco come gli inquirenti hanno ricostruito gli spostamenti di Michele nella tragica mattina della scomparsa di sua moglie Elena (era il 24 gennaio):
il marito di Elena esce di casa alle 8:10.
Tutta la famiglia aveva consumato la colazione in cucina (anche i bambini, interrogati, avrebbero confermato la presenza della mamma durante la colazione).
Michele si allontana in macchina con i figli, sono diretti a scuola: si ferma prima all’asilo, dove lascia la bambina più piccola, poi accompagna i 3 più grandi.
L’uomo non rincasa subito: preoccupato per la salute della moglie si ferma dinnanzi allo studio del medico di famiglia ed annota gli orari di visita; ed infine fa tappa al comune dove domanda informazioni circa una tassa da pagare.
Rientra a casa alle 8:48 e lì si accorge quasi subito che la moglie non c’è.
Stando a quanto dichiarato da Michele, per prima cosa avrebbe perlustrato il giardino e fatto il giro delle stanze.
Alle 8:54 il telefono di una vicina di casa Buoninconti squilla: dall’altro capo c’è Michele che chiama per chieder alla signora se ha notizie di Elena.
Dalla stessa vicina Michele va di persona alle 9.30.
Solo alle 10:30 il marito di Elena Ceste va dai Carabinieri.
Cos’ha fatto Michele nei 30 minuti che intercorrono tra le 8:54 e le 9:30?
Qualcuno potrebbe naturalmente rispondere che certamente ha cercato la moglie, ma come e dove l’avrebbe cercata?
Il settimanale “Giallo”, Cairo Editore n°46 del 19 Novembre 2014, dedica a questi minuti importanti un approfondito articolo (ne consigliamo vivamente la lettura a chi è appassionato di cronaca), leggendolo si scopre che Michele Buoninconti avrebbe rilasciato una dichiarazione assolutamente determinante (il testo della dichiarazione potete leggerlo su “Giallo”):
in sintesi, il marito di Elena Ceste avrebbe dichiarato, ad una persona di cui il settimanale non rivela l’identità, che tra le 9:00 e le 9:30 della mattina del 24 gennaio lui stesso si sarebbe recato fisicamente nell’area del canale di scolo dove sono state, poi, rinvenute le povere spoglie di Elena.
Cosa accadrebbe se questa testimonianza trovasse conferma?
Cosa accadrebbe, cioè, se si appurasse con certezza la presenza di Michele, nell’imminenza della scomparsa della moglie, proprio lì, nel luogo in cui è stato rinvenuto il cadavere della povera Elena?
Certamente si imporrebbe una domanda cruciale: “perchè Michele era nel campo ove si “nasconde” il canale di scolo che ha accolto i poveri resti di sua moglie?”
Stando alle dichiarazioni del Buoninconti, Elena aveva lasciato casa sua nuda, il marito ha infatti sempre dichiarato che gli indumenti di Elena giacevano accanto al cancello della loro abitazione, all’interno, piegati ed appoggiati sulla terra del giardino.
A parte il “mistero degli abiti“, se Elena fosse stata nuda si sarebbe nascosta ma è improbabile che una donna, evidentemente in stato confusionale, potesse non essere potata a rifugiarsi tra le braccia del marito che premurosamente la cercava (e cercandola premurosamente avrebbe dovuto teoricamente chiamarla, magari urlando a gran voce il suo nome).
Elena era depressa?
Lo stesso numero di “Giallo” rivela che il medico di base di Elena Ceste l’avrebbe vista appena una settimana prima della scomparsa e non avrebbe rilevato nella paziente alcun problema di carattere psicologico: non era depressa.
Tuttavia Elena era andata dal medico per una questione delicata e sicuramente non comune:
la donna voleva che il dottore valutasse una cicatrice sul mento.
Infatti al pronto soccorso Elena era stata medicata e le avevano dato tre punti di sutura, la donna temeva che quella cicatrice lasciasse il segno sul suo viso.
Come si era ferita Elena? Perché questo “dettaglio” non è mai emerso prima d’ora?
Ma torniamo ai 30 minuti che intercorrono tra le 8:54 e le 9:30 della mattina del 24 gennaio:
perché Michele avrebbe dovuto cercare Elena proprio in prossimità del canale di scolo?
Il canale dista 800 metri in linea d’aria da casa Buoninconti ed il tratto è percorribile a piedi in 15 minuti che si riducono a 5 se si usa l’automobile.
E’ improbabile che Elena a piedi e nuda possa essere arrivata, dopo 15 minuti, di cammino sino ai campi ove scorre il canale di scolo, per di più senza essere notata da nessuno e senza soffrire il freddo.
Inoltre l’area del canale di scolo è una zona agricola: al momento del ritrovamento del cadavere molte fonti giornalistiche (ed anche noi di conseguenza) hanno indicato e reputato la zona come vissuta, trafficata, movimentata. Ebbene c’è una rettifica da fare a questa informazione: l’area agricola intorno al canale è praticata da chi coltiva i terreni in primavera, in estate ed al principio dell’autunno ma durante l’inverno, quando il gelo impedisce la possibilità di curare e coltivare il terreno, quella è una zona “spoglia e dimenticata”. Questo può voler dire che non sarebbe il primo posto dove cercare una persona?