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Chi si Nascondeva dietro a E.T.?

di Gioela Saga

03 Novembre 2014

chi si nasconde dietro E.T.

Dietro un grande film di successo ci sono spesso tante curiosità che, anche a distanza di tempo, a volte non sono conosciute e determinano, in parte, anche il successo stesso.

Campione di incassi nel lontano 1982, E.T., per un’intera generazione, rimarrà sempre nei cuori di chi ha fantasticato con questo piccolo alieno.

Simbolo di una fantascienza che forse non esiste più che trasmetteva anche il valore del diverso come non per forza cattivo o inferiore.

Gli effetti speciali forse oggi fanno sorridere ma la struttura del piccolo extraterrestre ha senz’altro contribuito con originalità a costruire il comune sentire nei confronti di un ipotetico simpatico alieno e a dare una forma piacevole a paure e curiosità.

Quel geniaccio di Spielberg aveva ben chiaro come voleva rappresentare il protagonista:

“Fu difficile trovare la giusta rappresentazione di E.T., perché volevo qualcosa di speciale. Non volevo che sembrasse un alieno qualsiasi. Doveva essere qualcosa di anatomicamente diverso, in modo che il pubblico non pensasse che quello fosse un nano in una tuta.”

In realtà il viso dell’alieno si ispira alle fattezze del poeta statunitense Carl Sandburg, Albert Einstein e lo scrittore Ernest Hemingway. Furono fatti diversi studi anche sulla riproduzione degli occhi di E.T. che dovevano avere un forte potere attrattivo e furono costruiti seguendo le linee reali associate a quelle degli occhi di vetro.

Sei mesi prima dell’inizio delle riprese, Carlo Rambaldi, artista italiano, costruì un primo modello a grandezza naturale di E.T. in creta e fu deciso di utilizzare delle particolari luci e il colore marrone per dare maggiore prospettiva al modello. Il lavoro del tecnico fu essenziale per rendere più realistici possibili i movimenti di lingua e bocca.

Per le riprese del film, infine, vennero usati tre modelli: uno meccanico a grandezza naturale, uno elettronico per i primi piani e una tuta di circa 1,20 cm che si estendeva fino a 1,40 con tutta l’estensione del collo telescopico.

Chi c’era dietro il nostro E.T.?

Questa tuta venne indossata alternativamente da tre persone, due nani, Tamara De Treaux e Pat Bilon e un ragazzo di 12 anni nato senza gambe, Matthew De Meritt.

Chi indossava la tuta di E.T.

In basso a destra: Pat Bilon, E.T., Matthew De Meritt e Tamara De Treaux

Solo Tamara era un’attrice professionista, scritturata con Pat Bilon proprio per la sua caratteristica fisica: 80 cm circa di altezza. Tamara de Treaux è morta nel 1990 a seguito di un infarto a soli 31 anni.

Indossare questo travestimento non doveva essere affatto cosa facile e comoda.

Pat Bilon che ha girato gran parte delle scene in costume racconta

“Stare in quel costume era come farsi una sauna”

Oltre ai loro consueti problemi di articolazione ossea, Pat e Tamara dovevano stare in piedi a lungo pigiati nel costume in posizioni inadatte e innaturali che hanno contribuito però a rendere unico E.T.

Pat ricorda che durante una scena era stato addirittura cosparso di carne per essere annusato da un cane che gli saltò addosso e lo lecco completamente.

A Matthew De Meritt dobbiamo l’ideazione spontanea della camminata zoppicante del nostro piccolo eroe, dovuta al suo camminare sulle mani!

Anche questi sono i particolari spesso sconosciuti ai più, a cui si deve il colossale successo del film, ancora oggi conosciuto ed apprezzato nel suo genere.



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