La parola raffreddore già nell’etimologia porta a far pensare che l’influenza venga prodotta dal freddo.
E non solo in Italia il raffreddore è associato all’ inverno: in spagnolo infatti si traduce resfriado, in inglese cold, tutti termini che indicano una malattia che però poco ha a che vedere con il freddo.
L’influenza infatti, quella che determina poi raffreddore, mal di gola, bronchiti e febbre in certi casi, non è causata dal freddo, bensì da un virus che tutt’al più si definisce stagionale.
I virus influenzali infatti colpiscono in inverno solo per questo motivo, ma prove che il freddo rappresenti il veicolo per questi microrganismi, ancora, non ce n’è.
Questi virus e anche alcuni batteri raggiungono l’organismo a prescindere dalla temperatura esterna, si riproducono, si annidano nei tessuti e negli organi, ed ecco come si determina la malattia.
Ovviamente non tutti gli individui reagiscono allo stesso modo quando contraggono un virus, anzi, neanche lo stesso individuo in differenti condizioni: l’essere o meno colpiti da influenza può essere causato dalla virulenza dei microrganismi (la capacità di determinare la patologia), o dal loro numero, o da un sistema immunitario forte o debole, o dal fatto che egli sia stato vaccinato.
A seconda di tutte queste varianti si assiste dunque o ad una convivenza pacifica (senza che il soggetto colpito al virus ne abbia segni patologici), o ad una “espulsione” del virus, o ad una malattia asintomatica (senza che ci se ne accorga) o ad una vera e propria influenza.
Se proprio vogliamo trovare un colpevole per la diffusione dell’influenza nelle stagioni fredde, dovremmo più puntare il dito sulle nostre mani.
Un esperimento raccontato dal magazine Focus infatti conferma, anche se in parte questa teoria.
Subito dopo la seconda guerra mondiale Christopher Andrewes, della Common Cold Research Unit riunì in una stanza alcune persone.
Uno di questi volontari venne dotato di una macchinetta contenente liquido fluorescente, che simulava il muco nasale che colava, come durante un raffreddore.
I volontari vennero trattenuti nella stanza per fare cose che regolarmente si fanno: Chiacchierare, giocare a carte, mangiare ecc.
Ebbene, alla fine dell’esperimento tutti i soggetti che erano venuti in contatto con il volontario fintamente raffreddato presentavano macchie fluorescenti ovunque.
Segno quello che una persona contagiata che regolarmente agisce, riesce a sua volta a contagiare una quantità di persone proporzionale al numero con cui viene in contatto.
In media infatti ogni individuo si tocca il viso con le mani 3 volte ogni 5 minuti, e il naso 5 volte in un’ora.
Ecco come si trasmette il virus.
Nello stesso articolo Focus menzionava un altro esperimento che sfatava però anche questa teoria che i virus si diffondono con il contagio, ma sicuramente lo stare in luoghi con individui affetti dai virus influenzali e la poca igiene sono i maggiori responsabili della diffusione dell’influenza, più del freddo e dell’inverno.
Rassicurate dunque le nonne, che se un bambino suda, o prende uno sbalzo di temperature, non starà necessariamente a letto per colpa dell’influenza.
Il coprirsi in inverno, o al contrario l’uscire senza giubbino o senza sciarpa non potrà determinare malattie, almeno non quelle virali.
Se ancora non credono a voi, citate un trattato di infettivologia pediatrica redatto da R.D. Feigin, J.D. Cherry che afferma senza ombra di dubbio che le temperature invernali e i raffreddamenti non sono cause di raffreddore, né aumentano la suscettibilità degli individui ad ammalarsi