La cronaca spesso ci consegna episodi di crudele violenza perpetrati sui minori.
Le notizie che i media ci passano sono racconti torbidi e dolorosi, in cui i bambini restano vittime di adulti deviati, malati e crudeli; tal volta i carnefici sono persino figure di riferimento importanti, non di rado appartengono alla sfera familiare o all’ambiente scolastico.
Quando le mamme ricevono la notizia dell’ennesimo orrore apprendono con sofferenza, rabbia e non poca paura il “fatto di cronaca”.
Per chiunque è difficile accettare l’aberrazione di una violenza sui piccoli, per ognuno di noi è impensabile tanta cattiveria, crudeltà e brutalità; per una mamma, in particolare, è impossibile “digerire” simili accadimenti senza restare profondamente turbata. Noi madri, dinnanzi alla cronaca violenta che interessa i bambini, cadiamo nel vortice della paura!
Una delle domande più ricorrenti tra le mamme è questa: <<Se accadesse a mio figlio in che modo potrei capirlo?>>
Abbiamo proposto al nostro psicologo, il Dottor Giuliano Gaglione, esattamente tale interrogativo: quali sono i segnali che possono indicare che un bambino ha subito una vessazione o una violenza, a cosa noi madri dobbiamo fare attenzione?
Qui di seguito l’analisi dello psicologo:
Il rapporto adulto- bambino non è semplice da codificare, a maggior ragione se quest’ultimo è piccolo di età; dunque riferire un accaduto o esprimere un’emozione ad un genitore è un compito di non estrema facilità, per cui talvolta sono necessari la interpretazione di segnali “diversi” e l’intuito per capire se c’è qualcosa oltre ciò che è manifesto.
Addentriamoci in un discorso di estrema delicatezza, ovvero la violenza inflitta sui più piccoli: parlare di violenza significa riferire di atteggiamenti aggressivi di tipo fisico o psicologico, rivolti, in questo caso, ai minori; il termine “violenza” si differenzia da “maltrattamento” in quanto indica un comportamento ripetuto che tende a divenire sempre più gravoso.
Non è semplice per un bambino segnalare una violenza subita, per tal motivo i genitori dovrebbero saper riconoscere i suddetti segnali, fisici o psicologici e/o l’insorgenza di qualcosa di cui sospettare.
A questo punto è necessario scindere il discorso “violenza” in due filoni importanti ai quali verranno affiancate le definizioni e i segnali manifesti e non che un bambino esprime:
Ovviamente, presi singolarmente, tutti gli elementi elencati non sono sintomi di alcun tipo di violenza; alla base si possono riscontrare caratteristiche proprie del bambino, ma anche del contesto familiare, sociale e scolastico che possono destare preoccupazione; ad esempio ci possono essere disarmonie in famiglia, mancanza di comunicazione, eccesso o difficoltà nella crescita del piccolo e così via.
E’ di fondamentale importanza che, indipendentemente da tutto, i genitori dialoghino con i figli e, qualora riscontrino in loro dei disagi, è bene analizzare quando siano insorti, in quali circostanze e in presenza di quali persone.
Non è semplice afferrare in prima battuta tutti i messaggi che un bambino vuole trasmettere, è importante però che gli adulti siano presenti e coinvolti nella vita del piccolo in modo tale da trovare le soluzioni possibili non appena riscontrino in lui delle difficoltà e, se queste non possono essere facilmente affrontabili, sarebbe opportuno rivolgersi a Specialisti del settore.