Quali potrebbero essere le “carte da girare” affinchè un individuo possa analizzare tutte le risorse utili al fine di trovare una occupazione soddisfacente?
La prima carta è quella della PASSIONE, delle attitudini, di ciò che ci piace e verso cui “siamo portati”; questa carta è nient’altro che una chiave che ci permette di esplorare il nostro mondo interiore al fine di intuire quali possano essere le discipline verso cui siamo maggiormente propensi; tale cammino non è semplice, spesso le idee non sono molto chiare, altre volte non ci sono proprio.
Ma….”Niente paura, ci pensa la vita, mi han detto così…” recita il grande Ligabue. Se non ce la fate a raggiungere questo obiettivo è la vita che vi viene incontro! Esistono vari modi per estrapolare le vostre passioni: innanzitutto questo “viaggio” non è sempre breve, inoltre potrebbe essere utile condividere con chiunque questo vostro cammino volto alla scelta del futuro, ma se proprio non riuscite a raggiungere questo traguardo esistono centri specializzati che potrebbero permettervi di scoprire qual è il lavoro adatto a voi.
Oltre a un percorso interiore, per capire se il lavoro a cui ambite corrisponde alle vostre aspettative, è necessario anche un riscontro con la realtà, per cui è necessario documentarsi circa l’attività scelta, guardare anche “sul campo” per capire anche l’essenza reale di questo nuovo mondo verso cui ci si ritrova al cospetto.
Scopriamo la seconda carta: la NECESSITA’, principalmente di tipo economico; “Bisogna lavorare per guadagnarsi da mangiare!”. Questa è una delle frasi che ascolto abitudinariamente dalla realtà che mi circonda, per cui spesso si trascurano gli studi e sin da giovanissimi si inizia a lavorare perché è necessario guadagnare per una questione di mera sopravvivenza.
“Dottò, “siete” psicologo?? Sarebbe piaciuto anche a me studiare psicologia, ma non potevo, dovevo lavorare!” Diverse volte ho ascoltato queste parole e in cuor mio mi rammaricavo che tante persone hanno dovuto abbandonare i propri sogni in virtù di necessità impellenti, le quali comportavano spesso il sentirsi intrappolato in sistemi lavorativi che non soddisfacevano da nessun punto di vista, a parte quello economico, la persona.
Non è semplice indossare vesti che non appartengono ai nostri gusti, non è semplice collaborare spesso con persone verso le quali non nutriamo una stima profonda, non è semplice occuparsi delle responsabilità quotidiane e familiari una volta usciti da un lavoro spesso faticoso da un punto di vista fisico e mentale, soprattutto se il lavoro che si svolge è precario.
Meglio la disoccupazione che il precariato! Questo è quanto afferma un lavoro dell’ Australian National University, i cui risultati sono presenti nella rivista “Occupational and Environmental Medicine”
In questo studio sono stati intervistati 7000 australiani e sono state poste loro domande circa la loro salute mentale e tutte le variabili psicosociali della loro occupazione tra cui il livello di precarietà contrattuale, quanto le loro mansioni siano complesse, quanto ci si senta realizzati da un punto di vista economico e se il loro impiego sia precario o meno.
Sarebbe semplice a questo punto consigliare a coloro che si sentono intrappolati in un’occupazione poco soddisfacente di voltare pagina e di cambiare lavoro (soprattutto per i tempi che corrono); se ormai ci si sente avvolti da questo vortice e non c’è via di uscita, vi invito alle seguenti riflessioni:
1. Cercate di provare anche solo un briciolo di piacere nei confronti di un elemento della vostra occupazione che vi dà soddisfazione (ad esempio il fatto che vi tiene impegnati: “Il lavoro nobilita l’uomo!”)
2. Ritagliatevi anche solo un po’ di tempo per dedicarvi alle vostre passioni più grandi, ciò vi fornirà beneficio al corpo e alla mente!