Massimo Giuseppe Bossetti, in carcere dallo scorso 16 giugno, identificato come ignoto1 dagli inquirenti ed accusato dell’omicidio Gambirasio, potrebbe aver nascosto la prova del suo interesse ossessivo e morboso per Yara all’interno di un personal computer (uno di quelli già sequestrati in casa Bossetti e già esaminato dagli esperti).
Il settimanale “Giallo” – Cairo Editore, nel numero oggi in edicola (in un approfondito articolo di cui consigliamo la lettura a tutti gli appassionati del caso) – fa una rivelazione clamorosa:
Massimo Giuseppe avrebbe fatto, tra le altre, una ricerca sospetta che attesterebbe inequivocabilmente l’interesse del carpentiere verso Yara.
La ricerca coonesterebbe in una frase digitata sul motore di ricerca Google.
Una frase, per il suo contenuto, capace di “esprimere senza nessun dubbio l’attenzione intima e mirata di Bossetti verso Yara”(questo, in sintesi, il senso della rivelazione che si scopre tra le pagine dell’ultimo numero del settimanale “Giallo” – n°42 – del 22 ottobre 2014).
“Giallo” fornisce più dettagli sulla frase, presumibilmente digitata da Bossetti sul suo computer e chiarisce che detta frase, esplicita ed inequivocabilmente legata ad Yara, sarebbe stata identificata dai tecnici durante l’esame del dispositivo elettronico.
La frase sarebbe diversa dalle ricerche “dubbie e compromettenti” partite dallo stesso personal computer e già emerse in precedenti fasi dell’indagine.
Il settimanale “Giallo” titola: << Bossetti scrisse sul computer una frase terribile su Yara>> (Vedi foto qui sopra)
Massimo Giuseppe Bossetti, difeso dalla moglie e dai familiari più stretti, in fase di giudizio sarà chiamato a spiegare molte cose, prime tra tutte:
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la presenza del suo DNA sul cadavere e sugli indumenti di Yara; l
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e 10 celle agganciate in contemporanea dal suo cellulare e da quello della vittima nei 15 giorni precedenti al delitto (traccia inequivocabile di una compresenza di Yara e Bossetti nello stesso luogo e nello stesso momento nei giorni che precedettero la tragedia);
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le ricerche “compromettenti” effettuate in rete;
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nonché diverse tracce telefoniche della sera del delitto e non solo.