L’ictus cerebrale rappresenta la prima causa di disabilità a lungo termine con un rilevante impatto a livello individuale, familiare e sociosanitario. È la terza causa di morte in Europa. Negli ultimi vent’anni, però, si è rilevata una riduzione delle morti per ictus e questo cambiamento è da ricondurre, oltre che all’introduzione di mezzi diagnostici più sensibili e sofisticati ed al miglioramento dei servizi di assistenza, anche ad un più attento controllo dei fattori di rischio ed alla prevenzione primaria.
In quest’ottica appare molto interessante la ricerca condotta dalla dottoressa Susanna Larson, direttrice del Karolinska Institutet di Stoccolma, pubblicata su Stroke, la rivista ufficiale dell’American Heart Association: le donne che bevono un caffè al giorno vedono ridursi del 25% il rischio di avere un ictus.
Larson ed i suoi ricercatori hanno esaminato lo stile di vita e la dieta di 35 mila volontarie donne, tra i 49 e gli 83 anni, ed hanno rilevato che coloro che, nel corso dei 10 anni di studio, avevano bevuto una tazza di caffè (inglese) al giorno mostravano una vulnerabilità all’ictus inferiore del 22-25% rispetto al donne che non facevano uso della bevanda o ne facevano un uso sporadico.
L’effetto benefico del caffè sarebbe da ricondursi alla composizione della bevanda, ricca di antiossidanti, in grado di ridurre l’infiammazione e di migliorare la sensibilità all’insulina.
Però, lungi dal raccomandare l’uso salutare del caffè, la ricercatrice tiene a precisare che ancora tanta strada si deve fare per dirimere le controversie sugli effetti di questa bevanda. Mentre, infatti, alcuni studi hanno dimostrato la sua incidenza nel ridurre il rischio di cancro al pancreas, al colon, al cervello, alla bocca ed alla gola, altri ne hanno individuato la causa nell’aumento dei livelli di pressione sanguigna.
Nell’attesa che qualcosa di più chiaro ci venga detto, beviamoci una fumante tazza di caffè.