La parola “vaccino normalmente fa scaturire diverse polemiche e paure a vari livelli.
Si passa da quelle più comuni su manifestazioni post vaccino fastidiose ma assolutamente innocue, dunque un rialzo febbrile, un leggero gonfiore o dolore in sede vaccinale, fino ad arrivare a vere e proprie fobie per reazioni violente, immediate o danni seri che si sviluppano nel corso del tempo, come l’autismo.
Non vogliamo entrare nel merito medico-scientifico che non è un’aerea di nostra diretta competenza, né su alcuni effettivi danni da alcuni vaccini che sono stati universalmente riconosciuti, anche se di impatto assolutamente ininfluente sulla scala rischi-benefici, tanto meno sugli ipotetici interessi economici e politici legati ai vaccini.
Quello su cui vorremmo puntare l’attenzione è l’atteggiamento dei genitori che spesso sono spaventati dall’argomento vaccini senza effettivamente conoscerli oppure solo pensando di essere informati.
A parlare sono alcuni dati.
Secondo un recente convegno di pediatria svoltosi a Napoli a fine settembre, l’Osservatorio Nazionale sulla salute dell’infanzia e dell’adolescenza, Paidòss, che ha organizzato l’evento, stima che il 40% dei genitori abbia paura degli effetti collaterali di una vaccinazione e questa paura superi addirittura la paura per le malattie vere e proprie che i vaccini porterebbero a debellare o, quantomeno, a ridurre.
Un vero e proprio paradosso.
L’indagine di Paidòss rileva che ben il 23% dei genitori ha paura degli effetti immediati e il 18% teme le conseguenze a lungo termine però è altresì tristemente vero che solo una famiglia su due sa che esiste un vaccino per l’epatite A e una su cinque che esiste quello per il meningococco C. Spesso le informazioni vengono reperite sul web o con un passa parola distorto.
Molti genitori si rivolgono poi al pediatra per avere un consiglio adeguato e questo è l’atteggiamento migliore perché solo lui è in grado di conoscere la salute del bambino e tutto ciò che lo riguarda dal punto di vista medico.
In oltre il 90% dei casi il vaccino è raccomandato ma, comunque, poi solo il 60% decide di usufruire dei vaccini non obbligatori come per il morbillo, parotite e rosolia e solo il 50% sceglie di fare effettuare quello su pneumococco, la percentuale scende ancora per il meningococco e arriva al 18% per l’anti-varicella, il 10% l’antinfluenzale o l’anti-HPV.
Eppure è innegabile ed incontrovertibile che l’introduzione dei vaccini abbia portato benefici immensi sul piano della prevenzione eppure molti dubbi permangono.
Giuseppe Mele, presidente di Paidòss, commenta così questa scelta:
“Nonostante i timori, i vaccini che sarebbero il mezzo di prevenzione ideale sono di fatto poco conosciuti, e paradossalmente sono ancora meno noti proprio quelli che combattono le patologie che spaventano di più. In questa disaffezione giocano sicuramente un ruolo le resistenze dei genitori che, poco informati sui vaccini, finiscono a volte per credere alle tante dicerie che circolano sul conto di questi presidi di prevenzione”.
D’altro canto si auspica anche una maggiore formazione specifica e non pregiudizievole per i pediatri che sappiano rispondere in modo chiaro e netto a tutti i dubbi dei genitori.
Fonte: Paidòss, Salutedomani