<<Mi dispiace di non averla protetta quando ne aveva più bisogno ma questa tragedia non era prevedibile>>, questo l’amaro sfogo di Michele Rea, 30 anni, fratello di Melania, uccisa con 35 coltellate il 18 aprile del 2011 nel bosco di Ripe di Civitella (in provincia di Teramo).
Melania è uno dei più dolorosi e tristi emblemi della violenza familiare e domestica, dell’amore criminale che riesce a tradursi in dolore ed a sfociare in tragedia.
Aveva 29 anni Melania quando fu uccisa senza pietà ed aveva una bambina di pochi mesi, Vittoria.
La piccola Vittoria, che d’improvviso si è ritrovata orfana, privata dell’amore unico ed insostituibile della mamma, oggi è protagonista di un difficile percorso di comprensione e maturazione del lutto, un lutto particolarmente doloroso e complesso:
Melania non solo è morta ma è stata uccisa con violenza e, secondo la ricostruzione giudiziaria della vicenda, il responsabile della morte di Melania è il papà di Vittoria, Salvatore Parolisi.
Michele Rea che ha rilasciato una recente intervista al settimanale Giallo – Cairo Editore n° 36 del 10 settembre 2014 – spiega che Vittoria è oggi sostenuta da tutti i suoi familiari e da specialisti qualificati, la bambina, che malgrado tutto cresce serenamente, viene gradualmente accompagnata nel processo di comprensione della verità e di metabolizzazione del lutto.
La verità sulla morte di Malania è scritta nelle carte del processo, ciò sebbene il marito, Salvatore Parolisi, continui a dichiarasi innocente.
Il prossimo 10 febbraio prenderà avvio il terzo grado di giudizio dinanzi alla Corte di Cassazione di Roma.
Salvatore Parolisi è in carcere, al momento la condanna è pari a 30 anni per l’omicidio di sua moglie, la mamma della sua bambina.
Il fratello di Melania non si aspetta colpi di scena e confida in una conferma della pena dopo il vaglio della Cassazione; laddove la pena risulta pari a 30 di carcere grazie alla scelta del rito abbreviato di cui si è avvalso Parolisi.
La violenza domestica, e questo caso lo conferma, è un’insidia, un male da sdraiare, una minaccia.
Le donne non devono temere il confronto con la propria famiglia, non devono avere paura di liberare il proprio cuore ed il proprio animo e debbono confidare nel sostegno e nell’amore dei parenti.
Il tradimento perpetrato a danno di una giovane mamma è spesso già di per sè una violenza perché toglie alla donna sicurezza e mina l’autostima.
- Il sorriso di Melania ci deve ricordare che l’amore per noi stesse, in quanto donne e mamme, viene prima di ogni altra cosa, deve suggerirci che la nostra bellezza interiore, oltre che quella esteriore, merita rispetto e deve inneggiare alla vita contro ogni violenza.
Melania, come tutte le vittime di violenza contro le donne, non deve essere dimenticata e lo Stato dovrebbe farsi garante di pene severissime contro chi si macchia di reati efferati a danno delle donne.