Il rientro a scuola dopo le lunghe, ma pur sempre troppo brevi, vacanze, rappresenta, per molti studenti un momento di ansia, soprattutto per quelli che non vivono la scuola come un’opportunità ma come un penoso dovere.
L’ansia si sviluppa in chi fissa la propria attenzione sull’azione e non sul risultato a cui essa è diretta e quindi si concentra sulle lezioni, sulle interrogazioni e sui voti più che sulla cultura da acquisire. Succede anche a quegli studenti che, pur avendo delle motivazioni, vedono i risultati da raggiungere come traguardi difficili perché non riescono a valutarne i percorsi e le tappe intermedie o percorsi alternativi.
Così facendo, lo studente inadeguato riversa, nell’azione, parecchia ansia da prestazione.
Non è un difetto ma, più semplicemente, una devianza nella quale il carattere del ragazzo viene incanalato in modo errato, attraverso l’esasperazione delle sue paure tanto che, finita la scuola, si rapporterà con la medesima modalità in tutte quelle attività che rappresentano, per lui, un dovere ma nelle quali non intravede stimoli e motivazioni personali.
L’Istituzione scolastica dovrebbe sapersi assumere la responsabilità di educare i propri allievi a vivere la scuola come luogo nel quale è possibile imparare a cavarsela attraverso gli insegnamenti.
La Scuola dovrebbe abbandonare l’idea di dare solo istruzione, che ormai può essere raggiunta in modo autodidattico attraverso gli attuali e sempre più sofisticati mezzi di comunicazione, per dare la precedenza all’indirizzo culturale e all’educazione civica degli studenti.
Essi hanno, infatti, necessità di trovare una collocazione nella società, conoscendola, e non continuando ad annaspare, spesso sperimentando su se stessi la propria crescita, creando ulteriori fattori devianti che finiscono per relegarli nel ruolo di strumenti e non di soggetti sociali.
Il ragazzo avverte di essere un semplice utente, inserito, suo malgrado, in un circuito di marketing nel quale si sente un oggetto alienato.
Da qui una ricerca del Sé che non lascia spazio alla sana crescita della struttura emotiva e, di conseguenza, rifiuta, in parte o totalmente, l’istruzione già dall’inizio dell’anno scolastico e, addirittura dal rientro dalle vacanze, con un atteggiamento di sufficiente tolleranza e col risultato di ricercare e trovare riferimenti in un confronto, non sempre sano, con soggetti che hanno le stesse esigenze ma anche le stesse incertezze.