Chi è della generazione nata dopo il ’68, e si ritiene dunque ancora giovane, sa com’era la vita prima dell’era digitale.
Questi giovanotti che adesso hanno (abbiamo) tra i 40 e i 45 anni sono andati a alle gite scolastiche senza cellulare, hanno avuto le auto senza palloncini e le cinture di sicurezza erano optional, quando cercavano i testi delle canzoni preferite compravano gli LP con dietro le parole, e se dovevano fare una ricerca andavano nella libreria di papà, che se andava bene aveva in bella mostra l’Enciclopedia Treccani comprata a rate.
I figli di questi giovanotti invece, nati tra il 1995 (da matrimoni molto precoci, visto l’andazzo) e il 2005, sono i figli di internet.
Figli degli smartphone che non sanno che il telefono fisso doveva prima fare tu-tuuu (per vedere se c’era linea), figli delle app e dei tablet, che (purtroppo aggiungo io) stanno sempre meno in cortile a giocare a pallone sul marciapiede, e sempre più con la testa in un monitor, qualsiasi polliciaggio esso abbia.
E infatti, se guardate questo video, capirete che questi stessi figli non hanno idea che prima dei pc moderni, grandi come un quaderno di scuola, la tecnologia è passata da scatoloni poggiati sulle scrivanie, e da fili chilometrici che si districavano per collegare tastiere, schermi e hard disk con floppy per archiviare.
Guardate la reazione di questi bambini, tutti tra i 6 e i 12 anni, che messi davanti ad un vecchio Apple (ad un certo punto il video mostra il monitor che scopre com’era l’antenato del Mac) non si rendono conto di cosa questo marchingegno venuto dalla preistoria sia.
Guardate, e pensate a cosa siano stati per la tecnologia questi ultimi trent’anni.