In questi ultimi due giorni sul web è stata più volte condivisa la notizia di un “disgustoso” ritrovamento all’interno di un pacchetto di patatine.
“Trova un topo morto nelle patatine fritte: è sabotaggio”.
La news, in particolare, riguarda il processo attualmente in corso sull’effettivo ritrovamento dell’animale fritto, quasi mummificato, rinvenuto nel sacchetto di patatine acquistato da una ragazza due anni or sono.
Era infatti il 6 maggio del 2012 quando la giovane 20enne di Spinea, piccolo comune della provincia di Venezia (Veneto), decide di acquistare un pacchetto di patatine al supermercato e di consumarlo, assieme al fidanzato, a casa, davanti la tv.
Come raccontato nell’editoriale del 12 aprile 2013 del Corriere del Veneto, dopo aver esaurito l’intero contenuto della busta, la 20enne, nel tentativo di “raschiare” le briciole sul fondo della busta, tocca un corpo estraneo, dissimile da una patatina, e lo estrae convinta fosse una sorpresa.
Una volta fuori dalla busta, la ragazza si rende conto di avere tra le mani un topo morto.
Alla vista di quell’inaspettata e alquanto disgustosa sorpresa, accusa un malore e sviene. Sotto shock verrà poi trasportata dal fidanzato presso l’ospedale di Mirano dal quale sarà dimessa senza conseguenze.
Ripresasi dallo spavento, la giovane effettua una denuncia presso i carabinieri di Spinea. Di li a poco la procura di Padova aprirà un fascicolo: indagata la ditta padovana Bag Snacks Srl di Galliera Veneta, produttrice della confezione di patatine “Country pizza” contenente, per l’appunto, il topo morto.
Secondo quanto riportato dal sopra citato quotidiano, il pubblico ministero Benedetto Roberti chiede in fase di processo che l’amministratore e il responsabile della ditta paghino una multa pari a 7mila euro.
Durante le indagini, alle quali ha contribuito l’istituto zooprofilattico di Legnaro, fornendo consulenza tecnica per scoprire le cause del decesso del piccolo animale, è stato ipotizzato che il topo si sarebbe introdotto all’interno del processo di preparazione del prodotto, sarebbe stato fritto e successivamente confezionato assieme alle patatine.
Ed arriviamo ai giorni nostri…
Opponendosi alla condanna ricevuta dalla procura di Padova, i titolari della ditta Bag Snacks hanno avanzato il dubbio di un sabotaggio effettuato ai danni della ditta stessa.
Come riporta il Corriere del Veneto del 24 maggio 2014, per avvalorare tale tesi, è stato ipotizzato che l’animale fosse stato fritto in precedenza e in altro loco, e solo successivamente introdotto all’interno del sacchetto di patatine.
A testimonianza di ciò, i consulenti incaricati dalla difesa hanno fritto un topo morto seguendo il medesimo iter delle patatine, ovvero cotto in olio bollente a 198° per 12 secondi.
Il risultato?
La cavia cucinata oggi non mostra le stesse caratteristiche dell’animale trovato due anni fa nel pacchetto di “Country pizza”.
Secondo gli esperti, quest’ultimo, per raggiungere la forma nella quale è stato ritrovato dalla ragazza, avrebbe dovuto subire un processo di cottura di almeno 30 minuti.
Tutto ciò non nega lo shock subito dalla consumatrice ma di certo pone un forte interrogativo sulle responsabilità avute dalla ditta produttrice nell’intera vicenda.
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