Il 17 maggio si festeggia la “Giornata Mondiale contro l’omofobia”.
Celebrata per la prima volta nel 2005, la data voleva commemorare la rimozione dell’omosessualità dalla lista delle malattie mentali che l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) aveva incluso nella classificazione internazionale delle malattie.
Per quest’occasione ieri a Napoli si sono visti sfilare in Via Benedetto Croce (zona centrale della città), tra la curiosità e lo stupore dei passanti, ragazzi e ragazze coperti da lividi e graffi sul corpo.
Ferite, corpi e abiti imbrattati di sangue, impronte che macchiano la pelle: l’effetto è realistico, e la trovata molto provocatoria.
L’omofobia è una piaga da combattere, e nessuno deve restare indifferente.
Non scritto, ma questo doveva essere più o meno il messaggio che questa campagna aveva intenzione di sottolineare.
Si è ovviamente trattato di una provocazione, ma l’iniziativa ha lasciato il “segno”: vedere passare in strada persone ricoperte di sangue fa un certo effetto, e questo era quello che il gruppo “Diversamente uguali” aveva intenzione di trasmettere con la campagna contro l’omofobia.
Lo scopo della campagna è in effetti quello di sensibilizzare l’opinione pubblica a un fenomeno da debellare, come quello della violenza e della discriminazione.
Il gruppo diversamente uguali inoltre non è nuovo a queste trovate: già lo scorso anno infatti era riuscito a coinvolgere il sindaco di Napoli Luigi de Magistris facendolo travestire da senegalese nell’atto di lasciare le sue impronte digitali (come a simulare il controllo che subiscono gli extracomunitari).
La campagna dal titolo “Gli altri siamo noi” verteva sul tema dell’immigrazione.
Fonte: Il Mattino