La recita di natale … che meraviglia.
Nessun genitore può rimanere indifferente dinnanzi all’incanto del proprio bambino sul palco della scuola. Ogni recita natalizia impressiona, commuove e coinvolge la mamma e il papà spettatori della crescita del proprio bambino.
Questi ultimi giorni di scuola sono dedicati alle rappresentazioni natalizie. I bambini salgono sul palco e dietro fondali stellati si improvvisano attori per un pubblico di genitori commossi e, il più delle volte, stupiti.
Sui palcoscenici delle scuole materne accadono miracoli: bambini irrequieti, irrefrenabili, dinamici e magari anche indisciplinati diventano “angeli” immobili, beati, ordinati … in una parola sola perfetti.
Dietro una recita, dentro ogni recita, c’è un lungo lavoro di educazione condotto con rigore e tenacia dalle maestre.
Le signore maestre, quelle signore gentili a cui, di primo mattino, affidiamo i nostri bambini ancora assonnati ed in questo periodo dell’anno tal volta infreddoliti, non mettono semplicemente i bimbi sul palco e non organizzano lo spettacolo della recita con scontata comodità. Quello che può apparire al pubblico come uno “spettacolino” è un’operazione educativa importantissima e non priva di complessità.
La recita vista dal bambino è una dura prova:
è una prova di coraggio perché il piccolo, abituato a stare in aula con le maestre ed i compagni, deve misurarsi col nuovo spazio del palcoscenico e, soprattutto, nel grande giorno del debutto, deve affrontare gli occhi (i tanti occhi) del pubblico.
Lo spazio del palcoscenico non è solo un’area fisica, un luogo dove il bambino deve stare e dove deve fare delle cose (ballare, cantare o parlare): il palcoscenico è un esercizio di disciplina.
Il bambino sul palco è chiamato a recepire una nuova regola di comportamento: recitando, ballando o cantando secondo i precetti “imposti” dalle educatrici il piccolo non solo si cala nella sua parte di baby attore ma recepisce direttive e indicazioni di comportamento del tutto nuove.
Le regole del palco viaggiano su due livelli:
il bambino è chiamato a mantenere un comportamento personale imposto dal suo ruolo (deve rispettare una postura, fare dei gesti e dire delle cose in momenti ben precisi e predeterminati) e, contemporaneamente, deve coordinarsi col gruppo classe che recita insieme a lui (non deve andare fuori tempo, deve attaccare a cantare o a parlare quando è esattamente il suo turno). Ecco che il palco diventa anche una prova di buon comportamento, nonché di coordinazione col gruppo di lavoro, cioè con la classe.
Il baby attore deve superare i dissidi con i compagni, deve non invidiare il ruolo altrui e imparare ad amare il proprio. L’accettazione dello spazio personale all’interno del corpo classe è sempre supportata dalle educatrici ma il momento della recita è particolarmente delicato da questo punto di vista: facilmente il bambino vorrebbe recitare in un ruolo diverso da quello che gli è stato assegnato o aspira ad un costume differente da quello che porta. Maestre e genitori devono lavorare insieme per aiutare il bambino a comprendere che la recita è un puzzle in cui tutti i pezzi sono importanti.
Di fatto nelle scuole dell’infanzia più è corale uno spettacolo, meno è incentrato sui costumi, meno è caratterizzato da orazioni affidate a un solo attore, più esso risulta vicino ai bambini ed alla loro esigenza di partecipazione condivisa ad un progetto che deve essere un piano di lavoro educativo e collettivo.
La recita vista dalle maestre è un investimento professionale e personale ed è un successo portare piccoli alunni sul palco.
Nelle scuole dell’infanzia i baby attori hanno un’età che va dai 36 mesi circa sino ad un massimo di 6 anni, la disciplina, il coordinamento e la memorizzazione di canzoni e poesie sono tutte competenze ancora in evoluzione nei bambini così piccoli.
Alle maestre va lasciata la libertà di gestire l’attività teatrale, loro è la scelta dei costumi, del copione e delle parti da assegnare. Il ruolo dei genitori è quello di rispettosi spettatori.
Certo in tempi di spending review e di austerity sarebbe auspicabile che la scuola (in primis quella pubblica) rispettasse le esigenze di tutti non chiedendo contributi esosi per gli allestimenti. Del resto i protagonisti della recita sono i bambini e debbono portare a casa non una foto sfavillante ma il risultato di un percorso di crescita emozionante … e ci si può, a buon diritto, emozionare anche in maglietta bianca dinnazi ad un fondale blu trapuntato di stelline di cartoncino giallo.
Tanto più che quando un contesto semplice riesce a divenire coinvolgente per il bambino il piccolo d’uomo matura una convinzione importantissima: capisce che la vita e le sue emozioni sono fatte di piccole e belle cose, si emancipa dal fascino del bene materiale e conquista il piacere delle passioni ideali.
Ecco che se, assistendo ad uno “spettacolino” semplice, sentite, tra le altre, la voce del vostro piccino che tremante intona una canzoncina di natale non dovete che rallegrarvi perché cantando, con sacrificio, emozione ed impegno il vostro bambino sta crescendo, lì, dinnanzi a voi e vi sta dimostrando il suo coraggio e la sua forza.
Vista dai genitori la recita di natale è sempre occasione di bilanci:
quel piccolo d’uomo sul palco non è quasi più un cucciolo; è una persona con un carattere emergente; ha un atteggiamento soggettivo e distinguibile da quello degli altri bambini; possiede una voce che si sente e che cantando nel coro si alza e dice: “ci sono anch’io”.
Il bambino che cresce è il risultato di un percorso genitoriale e familiare, vederlo “imporsi” su un palco giustifica i sacrifici e lenisce ogni fatica.
Il genitore che osserva la recita inevitabilmente valuta anche il lavoro degli educatori, nel farlo non considerate i fondali, i costumi e le luci ma soppesate la soddisfazione che trapela dai volti dei bambini.
Un bimbo che scappa tra le braccia della mamma non è un insuccesso, non tradisce il progetto delle maestre né gli si deve far credere che abbia tradito le aspettative dei genitori.
Se tuo figlio piangendo scappa via dal palco e cerca le tue braccia accoglilo e consolalo.
Un bimbo può temere lo sguardo del pubblico, la folla e non reggere all’emozione, può non essere pronto e non è mai corretto forzarlo o costringerlo, piuttosto, nel tempo, andrà rafforzata la sua autonomia e la sua autostima, segnando e sottolineando un percorso di emancipazione dal genitore che è una via necessaria, utile e proficua per la buona scolarizzazione ed educazione del bambino.
Nei giorni che precedono la recita scolastica il bambino non va oltremodo caricato di responsabilità, la recita non deve divenire un peso, il momento dello spettacolo deve restare un momento di gioco … ricordiamoci sempre che per un bambino la migliore via per crescere è il gioco!
Se la scuola vi ha chiesto un contributo per l’acquisto delle scenografie o dei costumi non pretendete dopo la recita di portare a casa il vestitino di scena, la culla di Gesù o il bambinello: donate alla scuola (soprattutto se pubblica) i costumi e gli addobbi, anche se li avete pagati. Contribuendo economicamente all’allestimento di una recita non dobbiamo pretendere o sperare di comperare un souvenir dello spettacolo, dovremmo, piuttosto, augurarci di riportare a casa un bimbo soddisfatto e cresciuto. Si cresce grazie all’acquisizione di nuove competenze non collezionando ali di angelo che giaceranno inutilizzate nell’armadio … a scuola, invece, nelle mani sagge delle educatrici quelle ali faranno volare nuovi angioletti e contribuiranno a cumulare materiale didattico utile per altre esperienze educative.
La recita deve servire anche agli adulti per mettere alla prova il loro senso civico e la loro buona educazione: ci si siede ordinatamente, magari i più alti si accomodano indietro lasciando i posti “d’onore” a chi non è dotato di centimetri supplementari ed ai disabili, che troppo spesso (comodamente) ignoriamo.
Possibilmente i genitori dovrebbero accordarsi affinché i papà fotografi non siano troppi, gli scatti fotografici e le riprese possono essere fatti da pochi genitori e poi distribuiti a tutti per il tramite delle maestre, del resto basta una chiavetta USB.
Non è necessario assegnare i posti per sorteggio, né è indispensabile pagare un fotografo professionista: un po’ di civiltà e un pizzico di spirito di iniziativa sono utili agli adulti e rappresentano per i bambini un ottimo esempio.
Nei giorni delle recite, come in ogni altro giorno dell’anno, sarebbe auspicabile il massimo rispetto delle regole civili: non parcheggiare fuori i cancelli della scuola invadendo le corsie di marcia e impedendo il passaggio dei pedoni è, per esempio, un ottimo inizio ed è un pregiato regalo di civiltà da fare ai figli per il Natale e per la vita.
Buona recita a tutti … bambini, maestre e genitori … con l’augurio di crescere come famiglia, come scuola e come società civile sempre insieme ai bambini e nel loro nome, per il loro futuro!